Lavoro, boom di contratti precari a Napoli e provincia

Nel mese di Giugno di quest’anno, rilevati 638 mila contratti di lavoro: 271mila a tempo indeterminato, 200 mila a tempo determinato, 167mila indipendenti, 30 mila interinali

Boom di contratti precari a Napoli e nella provincia- Gli ultimi dati diffusi dall’Istat, dalle strutture decentrate del ministero del lavoro sono drammatici. Tanti giovani e meno giovani lavorano senza prospettive, senza futuro. Nel mese di Giugno di quest’anno, a Napoli e provincia sono stati rilevati 638 mila contratti di lavoro: 271mila a tempo indeterminato, 200 mila a tempo determinato, 167mila indipendenti, 30 mila interinali. Precari che percepiscono salari medi di 800 euro mensili svolgendo attività lavorative che superano le dieci ore al giorno. Salari che non aiutano a vivere e garantire il diritto ad abitare, considerato che una famiglia composta da due persone, di cui solo una lavora, la spesa mensile per la spesa alimentare è in media di 320 euro, il canone di affitto per un appartamento di due stanze ha raggiunto una media di 600 euro mensili. Contratti precari. Contratti che producono effetti dirompenti sul piano sociale e familiare. Difficilissimo, per un precario, ottenere dalla banca il mutuo per comprare la casa. Arduo anche acquistare a rate una macchina. Oppure affittare un appartamento: sempre più spesso serve la garanzia dello stipendio fisso o della fideiussione bancaria.

 

 

Pochissimi fortunati potranno mettere su famiglia, in un’ Italia dove la famiglia è sacra solo a parole: con quel che costano, i figli dovranno aspettare. Come pure “cose più banali come le vacanze, previste solo nelle vite normali”. E non parliamo delle prospettive. Dopo quarant’anni di contributi chi non ha mai avuto un posto fisso avrà una pensione media di 7303 euro lordi l’ anno. Ovvero, 608 euro al mese. Un boom di contratti che finiscono per scadere e non sempre offrono un percorso verso la stabilizzazione. Tantissimi i collaboratori, partite Iva, dipendenti a termine. Negli ultimi tre anni soltanto il 15 per cento dei contratti a termine (e in scadenza) sono stati trasformati a tempo indeterminato. La stragrande maggioranza delle persone sono stati buttati sul lastrico. Le forme contrattuali flessibili stanno prendendo sempre più piede anche tra le persone non più giovanissime. Non trascurabile incidenza del lavoro temporaneo tra le persone di 40-45 anni. Molti affermano che quella del lavoro a termine sia una situazione temporanea e questo status porti verso contratti più stabili. In realtà il tasso di conversione di occupazioni precarie verso lavori stabili è sempre più basso e il momento della trasformazione del contratto sempre più posticipato nel tempo. Chissà, forse, un giorno si potrà lavorare per vivere e non vivere per lavorare salvaguardando i diritti e la dignità delle persone.

Ciro Crescentini

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest