Rese note le motivazioni della sentenza pronunciata il 9 febbraio

POMIGLIANO – Fallisce il ricorso di Fiat Group Automobiles S.p.a. nei confronti del Sindacato Lavoratori Organizzati Intercategoriale-Cobas di Pomigliano, incluso rappresentanti dello stabilimento TNT poi CEVA. A parlare chiaro è la sentenza della Corte di Cassazione datata 9 febbraio 2015, che definisce “incostituzionali” gli 8 licenziamenti decisi dall’azienda.

“In sintesi, il datore di lavoro può anche schierarsi, in determinate singole occasioni, a favore di un’organizzazione sindacale e contro un’altra, ma nel farlo non può avvalersi di quei poteri disciplinari e gerarchico-direttivi che l’ordinamento gli attribuisce a soli fini di governo delle esigenze produttive dell’azienda. La contraria soluzione snaturerebbe l’essenza stessa del concetto di poteri privati, quali quelli datoriali rispetto alla comunità dei propri dipendenti, poteri privati che in tanto l’ordinamento riconosce – alterando il tendenziale ambito paritetico in cui vive il rapporto giuridico di tipo privatistico – in quanto essi siano funzionali alla tutela dei diritti di rango istituzionale (v. art. 41 co. 1° Cost.)” (leggi qui tutta la sentenza). In sintesi la tutela dei diritti di rango costituzionale che riconosce il rapporto datore di lavoro-operaio non prevede l’avvalersi di “poteri disciplinari” e “gerarchico direttivi” che pongono un atteggiamento puramente arbitrale e non costituzionale nel rapporto di cui sopra.

L’antefatto-Durante l’assemblea sindacale del 14 febbraio 2006, svoltasi nello spazio industriale di Pomigliano d’Arco, circa seimila operai contestarono “a muso duro” i sindacati accusati di aver sottoscritto, rendendolo valido, il nuovo CCCNL metalmeccanici. I sindacati contestati: FIOM-FIM-UILM-FISMIC. Firma dovuta, stando a quanto si legge, a ricatti a mo’ di scambio: “scambiava risibili aumenti salariali col lavoro obbligatorio al sabato e le assunzioni alla catena di montaggio di giovani in apprendistato fino a cinque anni”. L’assemblea fu duramente contestata con lancio di uova. I sindacalisti “confederati” vennero “spodestati” e il dibattito continuò con tanto di bocciatura della suddetta sottoscrizione. Conseguenza è stato il licenziamento per “giusta causa” a spada tratta da parte della Fiat S.p.a., ora Fiat-Chrysler, di ben otto operai: Domenico Mignano, Marco Cusaro, Modestino Gambardella, Ciro D’Oria, Andrea Prete, Vittorio Granillo, Rosario Monda e Francesco Manna.

Azione che, stante la Cassazione, non ha dato credito e interesse agli articoli 28 e 17 dello Statuto dei lavoratori (che ad oggi con il jobs act perde sempre più la propria importanza) sul “Divieto di condotta antisindacale” e “Divieto di costituire o sostenere sindacati di comodo”, ma anche l’art.39 della Costituzione, recante l’organizzazione sindacale come “personalità giuridica” e “libera”.

Vincenzo Perfetti

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest