Whirpool, Napoli: trapelano voci e indiscrezioni che fanno infuriare i lavoratori

 

L’azienda orientata a confermare la cessione del ramo aziendale. Di Maio ha contattato i vertici della multinazionale

La tensione si taglia a fette nello stabilimento Whirpool di Napoli. Oggi  per circa un’ora i lavoratori  hanno bloccato la strada nei pressi del sito produttivo che produce elettrodomestici. La nuova protesta, che rafforza il presidio che dura giorno e notte, è stata fomentata da molte indiscrezioni che trapelano dalla direzione nazionale aziendale. Tante indiscrezioni sulle proposte che  la multinazionale statunitense porterà alla riunione che si svolgerà al ministero nelle prossime ore. Indiscrezioni che hanno allarmato il ministro del lavoro e delle attività produttive, Luigi di Maio che oggi pomeriggio ha sentito i vertici della multinazionale. Gli statunitensi non hanno alcuna intenzione di indietreggiare. Tra l’altro sono convinti di avere ragione.  “Le segreterie nazionali di alcuni sindacati sono stati informati da tempo sulle nostre scelte aziendali – ribadisce un senior manager di Whirpool che preferisce rimanere nell’anonimato – Le scelte sono parti integranti del piano industriale 2019-2021. La nostra società non ha mai parlato di licenziamenti o di delocalizzazione all’estero. La nostra azienda ha detto altro, e cioè che intende cedere l’attività ad un’altra società. Non la chiusura, dunque, ma la cessione legale dello stabilimento e dei rapporti di lavoro dei dipendenti che vi sono impiegati – continua il senior manager – i sindacati nazionali sono stati costantemente informati delle nostre intenzioni”. Dunque, l’oggetto del contendere non è propriamente il rischio di licenziamenti nel breve periodo, ma l’ipotesi di prosecuzione dell’attività in capo ad un altro operatore economico. Chi è il gruppo imprenditoriale che acquisirà il ramo aziendale di Napoli? “Ufficializzeremo il nome della cordata imprenditoriale quando sarà attivata   la procedura di informazione e consultazione sindacale (art. 47, legge numero 428/1990), attraverso cui l’azienda dovrà fornire ai sindacati tutte le informazioni inerenti il trasferimento, ed in particolare quelle riguardanti le conseguenze della cessione sull’effettivo mantenimento dei posti di lavoro”. Il senior manager sostiene che la multinazionale non ha violato l’accordo sottoscritto al ministero. “L’accordo prevede  infatti da un lato il mantenimento di diversi poli produttivi, tra cui quello di Napoli, e dall’altro prevede l’impegno da parte dell’azienda a non ricorrere ai licenziamenti e a mantenere i livelli occupazionali. Noi non chiuderemo lo stabilimento di Napoli,  i lavoratori non saranno licenziati ma una parte di loro saranno  ceduti ad una cordata imprenditoriale. Altri trasferiti a Carinaro o interessati a incentivi all’esodo.  Quindi nessuna violazione. Questo, alcuni sindacati nazionali di categoria e confederali lo sanno”.

Lo scorso 14 gennaio  la multinazionale  e i sindacati hanno concordato gli incentivi all’esodo volontario legati al nuovo piano industriale, che comprende nuove strategie commerciali sul mercato Emea e azioni mirate nei diversi siti italiani, come il reshoring di alcune produzioni dalla Polonia. Secondo l’accordo l’incentivo più alto è previsto per chi opterà per l’uscita entro il 30 giugno di quest’anno e sarà pari a 85mila euro per gli operai e a 24 mensilità nette per gli impiegati, con un minimo di 85mila euro garantito. Per chi manifesterà la volontà dopo giugno ma entro la fine di quest’anno l’incentivo sarà invece pari a 50mila euro per gli operai o 18 mensilità nette per gli impiegati, con un minimo di 50mila euro garantito. Per chi, infine, sceglierà di uscire nel 2020, fino a dicembre dello stesso anno, l’incentivo ammonterà a 40 mila euro per gli operai o a 14 mensilità nette per gli impiegati, con un minimo garantito pari a 40 mila euro. Altre misure sono previste per che andrà in pensione entro il 2020 e il 2021.

Quali rischi corrono i lavoratori con la cessione delle attività aziendali? il destino lavorativo dei lavoratori ceduti alla volontà da parte di Whirpool di mantenere le commesse e le relative condizioni economiche nei confronti della società acquirente e la garanzia di pagare gli stipendi ai lavoratori. In generale, in tali circostanze diviene semplice per il committente che cede le attività giocare al ribasso del costo del lavoro e delle altre garanzie occupazionali. Ricontrattazioni periodiche delle condizioni della commessa potrebbero spingere ad una graduale rinuncia dei diritti senza possibilità di esercitare quel potere di negoziazione che viene riconosciuto a chi è assunto da una importante realtà imprenditoriale. Anzi, la multinazionale dopo qualche anno dalla cessione potrebbe trasferire l’appalto ad un’altra società i cui dipendenti godono di tutele e diritti inferiori.

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