Volla, il Comune sacrifica la biblioteca

Arrivare ad una tale scelta, senza essersi adoperati per la creazione di un luogo che apre orizzonti, che elargisce saperi e conoscenze, che emancipa le nuove generazioni, che rende i soggetti “consapevoli al domani”, può considerarsi una colpa della politica

Il Consiglio Comunale di Volla con Deliberazione N. 32 del 18 luglio 2023 ha approvato, all’unanimità dei presenti (10 Consiglieri Comunali su 17), la cessione gratuita all’ASL Napoli 3 Sud, attraverso comodato d’uso non oneroso per un periodo di anni 40 (quaranta), della struttura denominata “Biblioteca”, sita in Via L. Einaudi 29, per una Casa di comunità.

L’immobile in questione, pari a complessivi 700 metri quadrati, si trova in uno stato manutentivo accettabile, così come certificato da una relazione svolta dal Settore V° – lavori pubblici – dello stesso Comune di Volla, salvo l’abbattimento delle barriere architettoniche e una attintatura generale. Una spesa assolutamente sostenibile per l’ente locale proprietario, che è sembrato essere, in questa circostanza, quantomeno frettoloso a disfarsi di una struttura che, peraltro, ha un considerevole valore di mercato.

Nel merito della scelta, se la stessa sembrerebbe giuridicamente sostenibile, dal punto di vista politico appare perlomeno discutibile, visto che si toglie alla struttura in questione un fine socio-inclusivo per uno socio-sanitario. Se da un lato i fondi del PNRR, alla Missione 6 – Sanità, prevedono la costruzione di strutture socio-sanitarie per sviluppare una rete di medicina territoriale, dall’altro è pur vero che il prestito europeo ipotizza anche e soprattutto una più ampia partecipazione alla cultura, promuovendo l’inclusione e la rigenerazione socio-culturale, principalmente per le aree trascurate.

Sicuramente i fondi provenienti dalla UE, per il post-Covid 19, in nessun modo “suggeriscono” di potenziare una “Missione” (Sanità) a discapito di un’altra (Cultura). Questo è certo.

Perché scegliere di “sacrificare” una Biblioteca, piuttosto che potenziarla, proprio secondo i contenuti innovativi previsti dal PNRR (luoghi identitari sul proprio territorio, integrazione scuola, università, impresa), proponendo all’ASL Napoli 3 Sud un’altra struttura?

A leggere bene il parere giuridico del Segretario Generale del Comune di Volla, l’atto deliberativo va visto più per quello che non dice, anziché del nero su bianco profuso a giustificazione di quella scelta.

Infatti, se appare di palmare evidenza che una concessione gratuita di un bene pubblico ad altro ente istituzionale, peraltro l’unico di tal genere, non debba prevedere una procedura di evidenza pubblica per assicurare una redditività all’ente proprietario (Comune di Volla), altrettanto netto, oltre a considerare la giurisprudenza consolidata in siffatta materia, è il fatto che l’eventuale elemento economico procurato dal soggetto convenzionato (ASL Napoli 3 Sud) va escluso in ogni e qualsiasi caso, anche indirettamente, ovvero non potrebbe mai concretizzarsi una redditività per il nuovo uso della struttura concessa a titolo gratuito. Deve essere escluso senza soluzione di continuità, per tutta la durata del/della comodato/concessione.

Più chiaramente detto, è difficilmente ipotizzabile che l’ASL Napoli 3 Sud possa gestire una Casa di comunità con figure professionali, mediche e/o paramediche, già presenti nel proprio organico. Probabilmente, viste le carenze di personale in capo a quest’ultimo, chiaramente in difficoltà di professionisti in questa fase storica (specialmente durante e dopo il Covid-19), l’allocazione di servizi ambulatoriali, studi medici e attività socio-sanitarie, ciò che dovrebbe essere una Casa di comunità, diventeranno appannaggio della sanità privata convenzionata. La medicina del territorio, con questi organici, è una pia illusione, è una favola a cui non credono neppure più gli infanti.

Perché non escludere una eventualità del genere, sia nei pareri tecnici all’atto deliberativo che come indirizzo rafforzato del Consiglio Comunale di Volla?

Insomma, la gestione politico-amministrativa di una tale scelta poteva e doveva dettare un indirizzo più stringente rispetto al futuro uso sanitario del palazzo scelto per la Casa di comunità. L’esercizio della politica è saper vedere “davanti” alle scelte effettuate, riservarsi la lungimiranza delle azioni prospettate, cioè scegliere guardando oltre il proprio naso.

Né potrebbe valere l’obiezione che la biblioteca si farà altrove, scelta tutta da verificare, poiché nel frattempo al palazzo di via L. Einaudi, 29 verrà cambiata la destinazione d’uso, cederà la funzione culturale a vantaggio di quella sanitaria. Scelta definitiva, quindi, senza appello.

In discussione non è la Casa di comunità in quanto tale, ma il “sacrificio” di una struttura culturale che andava potenziata, rafforzata e vissuta appieno e con altre basi e presupposti. Questo genere di servizio è inteso dalla legge come “pubblico” ed “essenziale”.

Arrivare ad una tale scelta, senza essersi adoperati per la creazione di un luogo che apre orizzonti, che elargisce saperi e conoscenze, che emancipa le nuove generazioni, che rende i soggetti “consapevoli al domani”, può considerarsi una colpa della politica. Altro che sala lettura!

Raffaele Carotenuto

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