Ieri la prima sentenza irrevocabile per l’ex sottosegretario di Casal di Principe: quattro anni di reclusione per aver corrotto un agente della polizia penitenziaria. Ma oggi il colpo di scena, nell’appello del processo “carburanti”, dove era imputato per estorsione con l’aggravante mafiosa: assolto insieme ai fratelli Giovanni e Antonio dopo le condanne in primo grado
Nel giro di 24 ore, prima la condanna definitiva per corruzione, poi l’assoluzione dall’accusa di estorsione con l’aggravante mafiosa. Un destino in altalena per Nicola Cosentino. Ieri diventa pregiudicato, con la Corte di Cassazione che conferma la condanna a quattro anni di reclusione per aver corrotto un agente della polizia penitenziaria nel carcere di Secondigliano, dove era detenuto. L’ex politico era riuscito ad introdurre in cella generi alimentari, vestiti ed un Ipod, ovviamente non consentiti. Gli ermellini, tuttavia, riducono a cinque anni la pena accessoria dell’interdizione perpetua. Oggi però il colpo di scena. La Corte d’Appello di Napoli assolve tutti gli imputati nel processo “carburanti”, relativo alle pompe di benzina nel Casertano dell’Aversana petroli, l’azienda della famiglia Cosentino. Uno dei capitoli chiave, nel romanzo giudiziario di Cosentino. Qui, infatti, la corte cancella la condanna all’ex sottosegretario all’economia, che in primo grado era di sette anni e sei mesi di carcere. Assolti anche i fratelli Giovanni ed Antonio Cosentino, in precedenza condannati rispettivamente a nove anni e mezzo e cinque anni e quattro mesi. Giudicati non colpevoli, inoltre,il funzionario della Regione Campania Luigi Letizia (condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi), i dipendenti della Q8 Bruno Sorrentino e Giovanni Adamiano (entrambi condannati a tre anni e sei mesi). I giudici d’appello, infine, manda gli atti in Procura per Zippo e Gallo, i due accusatori degli imputati. Nicola Cosentino era tornato libero lo scorso 3 febbraio, dopo 4 anni in regime di custodia cautelare tra carcere e domiciliari.