Ucciso dai Casalesi perché voleva uscire dal consorzio, 4 arresti per omicidio di 25 anni fa

L’imprenditore del calcestruzzo Vincenzo Feola ammazzato all’interno della sua azienda a San Nicola la Strada il 21 ottobre 1992: accusati dell’omicidio Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto e mezzanotte”, Francesco Schiavone, alias “Cicciariello”, Andrea Cusano, ed Ettore De Angelis

Era il 21 ottobre 1992 quando fu ucciso all’interno della sua azienda “Appia calcestruzzi” in viale Carlo III a San Nicola la Strada, alle porte di Caserta. La Dda di Napoli, anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha ricostruito movente e dinamica dell’omicidio dell’imprenditore Vincenzo Feola, punito dalla camorra perché voleva uscire dal consorzio Cedic, ideato da Antonio Bardellino, che si proponeva di controllare gli appalti relativi alla fornitura di cemento in provincia di Caserta. Questa mattina i Carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli, nei confronti di Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto e mezzanotte”, 66 anni, Francesco Schiavone, alias “Cicciariello”, 64 anni, Andrea Cusano, 60 anni, ed Ettore De Angelis, 53 anni. Secondo gli inquirenti i primi due, mandanti dell’omicidio, condannarono a morte Feola per la volontà di lasciare il consorzio ideato da Bardellino e al quale aderirono tutti i produttori di calcestruzzo casertani, titolari di cave ed impianti di produzione, determinando la gestione del mercato in maniera esclusiva da parte del clan dei Casalesi. Feola chiese l’estromissione della propria azienda in quanto non intendeva più aderire alle condizioni economiche dettate dal clan ovvero la corresponsione di una percentuale, pari a 2mila lire per ogni metro cubo di cemento distribuito nell’ambito del normale espletamento dell’attività lavorativa. Feola, secondo quanto ricostruito dalla Dda, venne ucciso per la sua errata convinzione di poter determinare il prezzo del cemento sul mercato a prescindere dalla volontà del Consorzio, e di poter evitare di pagare una percentuale sui lavori che stava effettuando nell’area industriale di Marcianise, cioè la costruzione del centro orafo “Tarì”, in quanto persuaso di poter essere appoggiato dal clan Belforte operante su quel territorio.

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