Traffico di droga a Marano: 5 arresti, 2 carabinieri locali accusati di essere talpe del clan

In 4 destinatari dell’ordine di carcerazione ed uno ai domiciliari. Eseguita anche una misura cautelare del divieto di dimora

Traffico di droga a Marano e corruzione: sono 5 gli arresti. Tra loro pregiudicati contigui ai clan Polverino, Nuvoletta e al gruppo emergente degli Orlando. Al centro anche i presunti rapporti con due carabinieri della locale tenenza, che avrebbero passato informazioni riservate al gruppo criminale.

 

 

I DESTINATARI DELL’ORDINANZA CAUTELARE – Custodia in carcere: Angelo Di Maro, 37 anni; Massimo D’Onofrio, 42 anni; Francesco Sepe (già ai domiciliari), 49 anni; Angelo Cantone, 35 anni. Ai domiciliari: Domenico De Martino, 69 anni. Divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta: Francesco Papa, 36 anni.

 

 

LE INDAGINI: IL CARABINIERE ARRESTATO E IL PRESSING PER TRASFERIRSI – “Io devo andare a Cisterna”. Lo dice in una intercettazione Angelo Cantone, il carabiniere in servizio a Marano arrestato oggi con l’accusa di aver passato, in cambio di soldi e regali, notizie riservate a Angelo Di Maro, ritenuto coinvolto in un traffico di stupefacenti gestito dal clan Polverino. Le informazioni sarebbero state reperite anche consultando le banche dati delle forze dell’ordine. Secondo l’ipotesi del pm della Dda Maria di Mauro e del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, Cantone intendeva farsi trasferire al comando di Castello di Cisterna che svolge indagini sulla criminalità organizzata e quindi appetibile per acquisire informazioni da fornire al clan. Ma il piano non sarebbe andato a buon fine. Per realizzarlo Cantone si sarebbe rivolto a uno che nelle telefonate chiama ”avvocato” che era ”inserito in un meccanismo di relazioni e conoscenze che mette a disposizione dei militari che necessitano del suo aiuto”, scrive il gip Egle Pilla. L’avvocato sarebbe Domenico De Martino, finito agli arresti domiciliari. In carcere invece sono finiti Angelo Di Maro, Francesco Sepe, e Massimo D’Onofrio. Colpito dal divieto di dimora Francesco Papa, l’altro carabiniere coinvolto nella vicenda. ”De Martino – affermano i magistrati – agisce in maniera sistematica anche grazie alle amicizie con i vertici dell’Arma con i quali ha contatti frequenti come risulta dai tabulati”. Falliti i tentativi con l’Arma, il legale avrebbe provato anche contatti con i politici: ”Francesco che dici, io devo chiamare il segretario del ministro Alfano, io tengo il numero quello disse chiamami…” dice in una telefonata con un altro avvocato, pure indagato.  Tutti i reati contestati ai sei indagati sono aggravati dalle finalità mafiose.

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