Il giovane operaio stava sollevando alcune lastre metalliche con una carrucola. Quando erano arrivate a un’altezza di poco superiore alla sua testa, queste sono cadute, una di esse gli ha tagliato la gola.
Ancora un infortunio mortale in un cantiere edile in Campania. Ancora un omicidio sul lavoro. Ha solo 22 anni l’ennesima vittima. Il giovane operaio, si chiamava Alessandro Panariello, era originario di Poggiomarino(Napoli), stava lavorando nel cantiere di ristrutturazione della facciata di un edificio di via Pietro Melchiade, a Scafati, provincia di Salerno
L’incidente è avvenuto intorno alle 13, l’edificio è a poca distanza dal Municipio. Il 22enne stava sollevando alcune lastre metalliche con una carrucola. Quando erano arrivate a un’altezza di poco superiore alla sua testa, queste sono cadute, una di esse gli ha tagliato la gola. Inutile l’allarme e la chiamata dei soccorsi da parte dei compagni di lavoro, per lui non c’è stato nulla da fare, è morto praticamente sul colpo.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Scafati e del reparto territoriale di Nocera e il Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’Asl di Salerno. In corso accertamenti per la verifica della regolarità della posizione lavorativa del ragazzo, impiegato in una ditta che lavorava in subappalto per l’impresa che si era aggiudicata l’intervento di ristrutturazione.
“Quando sono arrivato sul posto – racconta il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti – negli occhi e sui volti dei presenti ho notato tutta la rabbia per l’inaccettabile morte di un 22enne sul lavoro”. “Conosciamo ancora molto poco della dinamica ma tanto ci basta per inorridire e partecipare increduli al dolore – commenta il primo cittadino di Poggiomarino, Maurizio Falanga – è possibile che nel 2024 una famiglia debba piangere un figlio perché ha trovato la morte a lavoro?” “Il lavoro è vita, non può essere morte o dolore – aggiunge il sindaco – Un pensiero e una preghiera per il giovane, vittima di un incidente sul luogo di lavoro”.
E sull’ennesimo omicidio sul lavoro, interviene il sindacato. “Sette morti sul lavoro in Campania dal primo maggio ad oggi. Un primo maggio all’insegna della sicurezza sui luoghi di lavoro che, paradossalmente, qui nella nostra regione ha segnato un cambio di passo, una recrudescenza senza precedenti”, afferma il segretario generale della Fillea Cgil Campania, Vincenzo Maio. È diventato straziante e umiliante – precisa Maio – tenere aggiornati anche i dati. Davanti alle ripetute tragedie familiari anche scrivere un comunicato stampa assume una forma di non rispetto, fatto solo perché il silenzio sta diventando talmente assordante che fa tanto, troppo male. Fa male il silenzio delle istituzioni, fa male il silenzio della società civile, fa male il silenzio di questa quotidianità che ormai assorbe e digerisce tutto”. “Certo è – prosegue – che se nemmeno i morti riescono a scalfire le sensibilità di tutti noi, beh allora siamo su crinale pericoloso cui sarebbe opportuno e necessario fermarsi e riflettere. Il settore delle costruzioni, almeno qui in Campania, continua a rappresentare quello più esposto, sicuramente non per gli ingenti finanziamenti che hanno investito il settore, ma piuttosto per i carichi di lavoro sempre più asfissianti e pesanti, per la mancata formazione e informazione dei lavoratori nei processi lavorativi, per una sempre più affannosa ricerca di utili di impresa che le aziende spesso scaricano proprio sui lavoratori e sui processi produttivi”. “Lo Stato, in tutte le sue forme e diramazioni complessivamente – aggiunge Maio – sembra non vedere quanto accade tutti i giorni nel mondo del lavoro. La decadenza culturale, in cui è piombato il Paese Italia, ha raggiunto il livello di guardia oltre il quale c’è solo la barbarie. Le aziende vanno monitorate e certificate sul piano della sicurezza. È necessario l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, al pari, almeno, di quello previsto per gli omicidi stradali. Così come sembra non più rinviabile la costituzione di una procura speciale per gli infortuni sul lavoro, nonché la responsabilità in solido della committenza” “Bisogna smetterla – sottolinea ancora Maio – di utilizzare la maschera della costernazione ad ogni vita spezzata e indossare quella della responsabilità per evitare che le vite si spezzino ancora”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la Uil Regionale. “La Campania sta veramente superando ogni soglia. Se guardiamo al rapporto tra la percentuale degli addetti e il tasso di mortalità nei primi 4 mesi dell’anno possiamo parlare di strage inarrestabile. Continueremo a chiedere certamente più ispezioni, più formazione ma anche soluzioni come il riconoscimento dell’omicidio colposo e l’istituzione di una Procura ad hoc che sono condizioni fondamentali per colpire chi non rispetta le regole sulla sicurezza”, commenta il segretario generale Uil Campania, Giovanni Sgambati.
L’incidente di oggi segue di poco più di 24 ore un altro omicidio sul lavoro in Campania. Quella di un 62enne che lavorava al posizionamento di cavi in fibra ottica a Cancello e Arnone, nel Casertano, rimasto incastrato nell’impastatrice del cemento e morto dissanguato.
CiCre