Roma, Piazza del Popolo ore 15:  “Chiudiamo gli schermi. Apriamo le scuole”

Iniziativa di lotta per superare assurde restrizioni previste dallo stato d’emergenza. La singolare situazione degli studenti campani costretti a casa da un anno per le assurde normative emanate dal governatore Vincenzo De Luca

Quest’oggi in piazza del Popolo a Roma si è tenuta una manifestazione di protesta contro la Didattica a distanza. L’iniziativa di lotta, organizzata dalla rete nazionale “Scuola in presenza”, associazione composta da genitori, studenti e insegnanti si è incentrata sulla richiesta di riaprire le scuole superando le assurde restrizioni e  limitazioni  imposte secondo le logiche dello stato d’emergenza. Singolare la situazione degli studenti campani di ogni ordine e grado, da un anno costretti a rimanere a casa per le assurde normative emanate dal governatore Vincenzo De Luca

Muniti simbolicamente di zaini e campanelle, i manifestanti provenienti da tantissime città italiane come Napoli, Vicenza, Cesena, Bari,  Bologna, Trento e Cuneo – hanno rappresentato attraverso cartelloni e slogan il disagio e le gravi difficoltà che stanno provando i ragazzi e le loro famiglie dopo un anno di Didattica a distanza. Molti gli interventi, tanti docenti, studenti, insegnanti genitori hanno raccontato e denunciato i problemi che permangono in molte città del Paese. A parlare stata anche Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino, ucciso nella strage di via D’Amelio del 1992. Secondo i militanti di Comunità Educante 100celle, CAOS Coordinamento AEC Operatori Sociali Autorganizzati, Collettivo Ninanda, Cattive Ragazze, Coordinamento regionale Sanità, OSA Opposizione studentesca d’alternativa, Noi restiamo e tutte le realtà di “Scuola zona Rossa” – “l’eliminazione delle classi pollaio porterà ad un ampliamento degli organici, ad un piano di edilizia scolastica perché saranno necessarie più aule, avremo una didattica migliore e fondata sulla relazione e sull’attenzione ad una vera inclusione, avremo una scuola dove sia possibile ricostruire il funzionamento democratico degli organi collegiali, una scuola dove tutti sono responsabili e parti attive della realizzazione piena del diritto allo studio a partire dagli Assistenti educativi culturali e gli operatori educativi per l’autonomia e la comunicazione la cui funzione deve essere organica e interna alla scuola e non una forma di subappalto al terzo settore”.

Ciro Crescentini

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