Resit, De Luca annuncia la messa in sicurezza tra le proteste dei comitati: “Serve la bonifica”

Un anno di lavori nella discarica-Cernobyl di Giugliano. Gli attivisti: “Non ci sentiamo tranquilli. E non c’è solo questo sito, ma è devastata dai veleni tutta l’area vasta di Giugliano”. Il governatore: “Qui nascerà un parco”

La Cernobyl di Giugliano, il simbolo dell’orrore nella Terra dei fuochi. La discarica Resit è uno dei siti più grandi in Italia da bonificare, e il governatore De Luca annuncia la messa in sicurezza. I lavori dureranno circa un anno e impiegheranno risorse per 5 milioni di euro, stanziati dalla giunta Caldoro. Ma è sull’intervento che si scatena la protesta dei comitati locali. “Qui oggi si comincia a fare una messa in sicurezza, non la bonifica e noi cittadini non ci sentiamo sicuri – afferma la storica attivista Lucia De Cicco –  perché si sta solo arginando il problema”. Doveva essere una passerella e non lo è stata per le contestazioni, quella di De Luca col sindaco Poziello, nell’area per la cui catastrofe si è appena concluso un processo durato anni. La discarica dei veleni non trova pace e il malcontento non viene stemperato dagli annunci di De Luca. “Qui nascerà un parco che verrà gestito dai comuni della zona”. Verde pubblico, nel sito che ha ingoiato 1 milione di tonnellate di munnezza, anche i veleni provenienti da aziende di tutta Italia tra la metà degli anni ’80 e gli anni ’90. A dirigere il traffico di rifiuti tossici il clan dei Casalesi.

 

“Questa discarica – ricorda De Luca – è il simbolo della devastazione ambientale e dell’intreccio tra poteri criminali e affaristici, nonché della subalternità del sud nei confronti del centro-nord”. La messa in sicurezza parte con due anni di ritardo per l’interdittiva antimafia che colpì l’azienda che ha l’appalto dei lavori, dopo l’iscrizione di uno dei soci nel registro degli indagati dell’inchiesta su mafia capitale. Due anni fa De Luca non c’era, ma oggi a lui si rivolgono i comitati. “Bisogna considerare – spiega De Cicco – tutta l’area vasta di Giugliano che è di 220 ettari, non c’è solo Resit, c’è masseria del pozzo, c’è Novambiente che sono tutte contaminate. Queste aree devono tornare ad essere sito interesse nazionale mentre ora sono state declassate a sito di interesse regionale, perché in quel caso se c’è una contaminazione e un disastro ambientale c’è l’obbligo della bonifica”. A protestare fuori anche alcuni dipendenti del consorzio di bacino che denunciano mancati stipendi da oltre quattro anni.

(Foto Francesco Iovinella)

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