Regione, l’ombra dell’incompatibilità su un membro della consulta?

Consulta statutaria della Campania: dopo la polemica sui costi, qualcuno solleva dubbi sull’elezione dell’ultimo componente, il professor Francesco Eriberto D’Ippolito. Sarebbe ancora direttore dell fondazione De Martino, partecipata regionale e destinataria di fondi pubblici

Consulta di garanzia statuaria della Regione, l’ombra dell’incompatibilità su un membro? La domanda circola tra le stanze del palazzo, a livello informale. E gira dal 5 aprile per l’esattezza, giorno dell’elezione del professor Francesco Eriberto D’Ippolito, quinto componente dell’organo consultivo. Un déjà-vu, per la verità. Perché D’Ippolito era stato tra i protagonisti di una lunga guerra a carte bollate, conclusa con l’elezione di Giuseppe Fortunato a difensore civico regionale. Un’elezione disposta dal commissario ad acta, nominato dal Consiglio di Stato. Proprio i giudici di Palazzo Spada avevano privato D’Ippolito della carica di difensore civico, conferitagli ben due volte dal consiglio regionale. Decisiva, nella sentenza, l’assenza di una valutazione comparativa tra i curriculum. Ma tra i motivi del ricorso di Fortunato, c’è un’obiezione che potrebbe riproporsi oggi. I dubbi si appuntano sulla legge nazionale in tema di incompatibilità. Una normativa in vigore da 6 anni. D’Ippolito, infatti, era direttore della fondazione Francesco De Martino onlus, un think thank politico culturale di ispirazione laburista. L’ente, però, è partecipato dalla Regione. Anche se il piano di razionalizzazione prevede di avviare l’uscita nel 2019. La fondazione, negli anni, ha ricevuto finanziamenti pubblici. E la legge si occupa proprio della “inconferibilità di incarichi nelle amministrazioni statali, regionali e locali a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati”. I paletti si applicherebbero a chi, nei due anni precedenti, ha “svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico”. La consulta, oltretutto, potrebbe pronunciarsi su atti relativi alla fondazione De Martino. Un rebus giuridico, insomma, rischia di condizionare la nomina di D’Ippolito, avvocato e docente di storia del diritto all’università “Luigi Vanvitelli”, già consigliere Corecom. All’epoca del ricorso di Fortunato, per aggirare l’ostacolo, il professore aveva depositato un atto di cessazione dalla carica in fondazione. Ora, tuttavia, pare di nuovo in sella alla onlus intitolata al leader socialista. Almeno, questo afferma la locandina di un evento organizzato a marzo, nella sede napoletana di via Morghen, locali della V municipalità. Se sussistano motivi di incompatibilità alla consulta, può dirlo solo un organo giurisdizionale, attivato da eventuali ricorsi. Nulla alle viste, comunque.

 

 

COS’È LA CONSULTA: LA POLEMICA SUI COSTI. D’Ippolito è il quinto e ultimo componente della consulta statutaria, in ordine di tempo. In suo favore, una maggioranza trasversale di 35 preferenze, tra centrosinistra e centrodestra. La sua nomina completa l’organismo, previsto dal nuovo statuto, ma istituito solo 9 anni dopo con legge regionale. Un parto tormentato, per le polemiche legate ai costi. I fondi assegnati ammontano a 290mila euro per il 2019 e altrettanti per il 2020. Senza contare i 140mila del 2018. E cosa fa la consulta? Esprime pareri sulla legittimità delle leggi e dei regolamenti regionali, oltre ad una serie di atti preparatori cui concorre la Regione. Ma il peso nelle decisioni è inversamente proporzionale alle spese di funzionamento. I pareri dei cinque esperti non sono mai vincolanti. E in più, possono essere richiesti solo dal governatore su deliberazione della giunta, dal presidente del consiglio regionale o da un quarto dei consiglieri. I primi tre mesi di attività, fino a marzo, non sembrano frenetici: appena una seduta.

Gianmaria Roberti

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