Processo Resit: condannati Chianese, Facchi e Cerci

Per l’ex subcommissario cade l’aggravante mafiosa: 5 anni e 6 mesi. All’avvocato  e imprenditore di Parete 20 anni

Arriva una pioggia di condanne per la “Cernobyl” della Terra dei fuochi. Ma per tutti gli imputati cade l’aggravante mafiosa. Il Tribunale di Napoli ha emesso la sentenza di primo grado nel processo Resit, la discarica di Giugliano al centro di un presunto traffico di rifiuti tossici. Condannato a 20 anni l’avvocato Cipriano Chianese, ritenuto l’inventore delle ecomafie per il clan dei Casalesi: è ritenuto colpevole di disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti (l’accusa aveva chiesto 30 anni).

Sedici anni di reclusione a Gaetano Cerci, anche lui imprenditore ritenuto legato al clan dei Casalesi. Pena di dodici anni per Remo Alfani. Condannato a cinque anni e sei mesi l’ex sub commissario all’emergenza rifiuti tra il 2000 e il 2004, Giulio Facchi, quando era commissario Antonio Bassolino. Anche per lui il pm Alessandro Milita aveva chiesto 30 anni di carcere, sui 280 anni complessivi per gli imputati. I giudici hanno anche condannato tre imprenditori del settore dei rifiuti, i fratelli Elio, Generoso e Raffaele Roma, rispettivamente a 6 e 5 anni e 6 mesi per gli altri due. I tre sono stati assolti dall’accusa di disastro ambientale.

 

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