Pestaggio squadristico Carcere Santa Maria Cv, sospesi 52 Secondini. Cartabia:”hanno tradito la Costituzione”

Prof Manconi: “Sul penitenziario 9 indagini della magistratura per precedenti violenze”

Il ministero della Giustizia ha sospeso i 52 secondini sotto indagine per il pestaggio squadristico e le gravissime violenze sui detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Dura la reazione della ministra Marta Cartabia che annuncia l’avvio di una inchiesta articolata sul penitenziario della provincia di Caserta.  “Una volta ricevuta formale trasmissione da parte dell’Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere dell’ordinanza di custodia cautelare, sono state immediatamente disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) sta inoltre valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un’ispezione straordinaria nell’Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta dell’Autorità Giudiziaria” – ha annunciato il ministero della Giustizia.

Cartabia: “Tradimento della Costituzione” – Davanti ai video di quanto accaduto nel penitenziario sammaritano lo scorso 6 aprile 2020, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, parla di un tradimento della Costituzione“. E aggiunge: “Un’offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere”.

Cartabia si riferisce in particolar all’articolo 27 che “esplicitamente richiama il ‘senso di umanità’, che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario. Si tratta di un tradimento – aggiunge la ministra – anche dell’alta funzione assegnata al corpo di polizia penitenziaria, sempre in prima fila nella fondamentale missione – svolta ogni giorno con dedizione da migliaia di agenti – di contribuire alla rieducazione del condannato”. “Di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole. Occorre attivarsi – aggiunge – per comprenderne e rimuoverne le cause. Occorre attivarsi perché fatti così non si ripetano“.

La ministra questa mattina ha tenuto una riunione straordinaria sulla situazione nelle carceri con il capo del Dap, Bernardo Petralla, il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma e il Sottosegretario Francesco Paolo Sisto. La ministra ha chiesto approfondimenti sull’intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ma la lente d’ingrandimento sarà posta anche su altri istituti.

Professore Manconi: “Non si può parlare di poche mele marce” –  Dietro le violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere emergono fatti che andrebbero approfonditi. Significative le dichiarazioni del professore Luigi Manconi, fondatore e presidente di A Buon Diritto onlus. “Tra luglio 2019 e quel 6 aprile del 2020 a Santa Maria Capua Vetere si sono registrate 9 indagini della magistratura su altrettante vicende di violenze e maltrattamenti avvenuti in carcere, in nove mesi 9 indagini’ – sottolinea Manconi – Quindi ‘se da un lato è ovvio che la responsabilità penale è personale, ed è ovvio che non si tratta in alcun modo, e sottolineo in alcun modo, di criminalizzare un intero corpo di polizia, è altrettanto vero che non si può parlare di poche mele marce. Indubitabilmente ci sono tendenze alla sopraffazione nei confronti dei detenuti, ci sono tendenze all’esercizio di punizioni illegali che non possono farsi risalire a poche mele marce. Questo è il primo dato, ce n’è un altro persino più inquietante – aggiunge Manconi –  come ormai tutti sappiamo il 6 aprile 2020 accade quella che il Gip definisce ‘orribile mattanza’, ma a ottobre dello stesso anno, sei mesi dopo, rispondendo alla Camera ad una interrogazione del deputato Riccardo Magi il ministero della giustizia afferma che il 6 aprile c’è stata ‘una doverosa azione di rispristino dell’ordine e dell’agibilità’. Quello che un gip definisce mattanza, per il ministero allora guidato da Alfonso Bonafede è (con una formula tra l’altro priva di senso) un ‘ripristino dell’ordine e dell’agibilità”.

Blackout, stop Tv e sospensione distribuzione giornali ai detenuti –”Molti detenuti mi hanno segnalato che ieri un blackout del carcere gli ha impedito di guardare la televisione. E i giornali, regolarmente pagati, non sarebbero stati distribuiti. Nessuna insinuazione, ma ora i detenuti neanche più informazione devono avere?”, ha detto la garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, denunciando quanto accaduto all’indomani dell’esecuzione delle misure cautelari.

GIURISTI DEMOCRATICI – “E’ davvero inquietante” lo spaccato di “vita carceraria” che emerge dal comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere .Tortura è certamente la parola giusta per descrivere il trattamento che un manipolo di agenti ha riservato ai detenuti che avevano ‘osato’ protestare per le misure restrittive della socialità imposte in carcere e per la mancata prevenzione della pandemia nel momento di maggior sviluppo e preoccupazione generale“. Lo afferma l’Associazione nazionale dei giuristi democratici , secondo cui le frasi e le immagini dei pestaggi all’interno della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, “ai danni dei detenuti costretti a passare tra le forche caudine di agenti che li colpivano con manganelli, pugni, calci, schiaffi“riportano alla mente quanto tutti ormai sappiamo essere avvenuto vent’anni fa a Genova, nella caserma/carcere di Bolzaneto, e, come per l’indagine su Bolzaneto (e molte altre relative a fatti di violenza commessi da pubblici ufficiali) l’ordinanza dà  atto di tentativi di sviare indagini, di impedire individuazione dei responsabili, di costruire giustificazioni con accuse infondate nei confronti dei detenuti massacrati. E, come sempre, gran parte dei massacratori non sono individuabili, grazie all’uso degli anonimi ‘mezzi di protezione’ in dotazione“. Va affermato oggi, “con forza, il principio per cui l’indossare una divisa non comporta alcuna esenzione dal dovere di rispettare i diritti umani, ovunque, ed a maggior ragione per chi ha l’uso legittimo delle armi, in luoghi in cui le persone sono private della libertà e della possibilità di tutela. Perchè non è un caso che a fronte di un massacro di questa portata, le denunce dei detenuti siano state poche e sofferte, e pochissime le voci che si sono levate a condannare apertamente la violenza bruta e organizzata messa in atto da un numero spropositato di agenti. “Di più –  concludono i Giuristi democratici– crediamo che chi risulti responsabile di quest’ennesima mattanza debba essere quanto meno destinato a compiti che non prevedano in alcun modo la custodia di soggetti privati della libertà personale”.

CiCre

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