Il fumo nero e tossico ha raggiunto diversi comuni limitrofi. Un vero e proprio disastro ambientale.
A fuoco le ecoballe di rifiuti stoccate da anni nell’area militare di Persano, nel comune di Serre, in provincia di Salerno. Un incendio di vaste proporzioni si è sviluppato, per cause ancora da accertare, Sul posto quattro squadre dei vigili del fuoco per lo spegnimento delle fiamme, da cui si solleva una colonna di fumo nero e denso visibile a chilometri di distanza. Il sito è isolato, ma il timore è che le esalazioni tossiche provenienti dai rifiuti possano raggiungere i centri abitati della zona. Il rogo sta interessando un’area di grosse dimensioni, pari ad un campo di calcio. Il fumo nero e tossico ha raggiunto diversi comuni limitrofi. Un vero e proprio disastro ambientale. Sono in arrivo, da Caserta e da Napoli, maxi-autobotti contenenti rispettivamente 14mila e 20mila litri d’acqua. C’è preoccupazione per l’alta colonna di fumo nero che si leva dal luogo dell’incendio, e che potrebbe raggiungere le zone abitate o coltivate nella periferia del vicino comune di Eboli, dove il sindaco ha emanato un’ordinanza chiedendo di tenere chiuse porte e finestre ai residenti nelle località interessate
A Persano sarebbero stoccati, tra l’altro, i rifiuti oggetto di un’inchiesta della procura di Salerno, spediti nel 2020 in Tunisia all’interno di 70 container e poi tornati in Campania dopo la scoperta di alcune irregolarità. Una vicenda già inquietante. Bisogna assolutamente accertare le cause dell’incendio.
Il governo e la magistratura della Tunisia hanno obbligato l’Italia a riprendersi circa seimila tonnellate di rifiuti altamente nocivi, esportati illegalmente nel paese del Nord Africa. Il costo dell’operazione è sostenuto dalla regione Campania, governata da Vincenzo De Luca, la cui amministrazione aveva autorizzato un’azienda campana ad esportare i rifiuti, senza però fare adeguati controlli. L’onere complessivo di questa vicenda è ancora da quantificare, ma non è lieve: in base all’accordo raggiunto da De Luca con l’ambasciatore tunisino in Italia, Moez Sinaoui, la Campania dovrà pagare 26 mila euro al giorno per i rifiuti sequestrati in Tunisia più di un anno fa.
Nella prima metà del 2020, ricorda scenarieconomici.it, “con due decreti dirigenziali, la Regione Campania autorizzò una ditta a scaricare migliaia di tonnellate di rifiuti in Tunisia. La giustificazione: spedire questi rifiuti in quel paese avrebbe consentito una maggiore economicità del processo di recupero, rispetto al paese d’origine. A tutela dei buoni propositi del progetto, venne sottoscritta una fideiussione di 3,3 milioni di euro in favore del ministero dell’Ambiente”.
In novembre, però, un canale tv tunisino denuncia l’imbroglio: i rifiuti importati dalla Campania, dietro pagamento di 48 euro a tonnellata, in base agli accertamenti delle autorità doganali tunisine contengono non solo rifiuti plastici, come previsto dall’accordo, ma anche rifiuti nocivi di ogni tipo, compresi quelli ospedalieri, in violazione delle convenzioni di Ginevra e di Bamako, che vietano tali esportazioni. Sotto accusa finiscono non solo le due società interessate, la Sviluppo risorse ambientali (Sra) di Salerno e la Soreplast tunisina, ma anche una decina di dirigenti pubblici tunisini e di alcuni esponenti del governo allora in carica. Lo scandalo porta addirittura ad alcuni arresti, compreso l’ex ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui. In parallelo alla magistratura tunisina, si muove anche quella amministrativa italiana: prima il Tar e poi il Consiglio di Stato, che a metà 2021 ingiunge alla regione Campania di riportare i rifiuti in Italia. Seguono mesi di trattative tra De Luca e l’ambasciatore tunisino, concluse nei mesi scorsi.
CiCre