Nonno Antonio, i “nipotini” e l’intruso Marfella: ecco le primarie, la fifa brogli produce un’app

Presentate le consultazioni del 6 marzo. Valente fa la parte di quella che vuol rottamare Bassolino. L’ex governatore parla dell’allarme sicurezza: i vu cumprà. E Sarracino ricorda le sue occupazioni a scuola per attaccare de Magistris

Il primo ad arrivare è Antonio Marfella, cappotto e zainetto sulle spalle. Poi Marco Sarracino, capello scompigliato, cravattina di tessuto rosso, sorrisetto beffardo. Poi arriva lui, Antonio Bassolino che prova a svincolarsi dall’assalto dei giornalisti e che si ferma per un minuto di intervista solo perchè lo hanno fatto gli altri. Con circa mezz’ora di ritardo, ma pare che non sia stata la prima volta in cui si è fatta a lungo aspettare, arriva l’unica donna del quartetto, Valeria Valente, tailleur scuro, orecchini color ambra, neanche un tocco di rosso nella sua mise.
Eccoli qui, i candidati alle primarie del centro sinistra, tutti e quattro seduti in fila di fronte alla scrivania dove prendono posto gli esponenti dei partiti che fanno parte della coalizione per presentare le modalità con cui si svolgeranno le consultazioni del sei marzo.
Vicini vicini a parlare fitto fitto, consapevoli che i cameraman avevano i microfoni accesi, e dunque a parlare quasi di nulla Bassolino e Sarracino che per la gioia dei fotografi si fanno anche un selfie, che fa tanto “comunicazione moderna”.
Accanto al candidato under 30, il professore del Pascale che lotta per la Terra dei Fuochi che guarda, forse pensando a ciò che aveva detto ai microfoni: “Io sono qui a perdere tempo, mentre altrove c’è gente che muore avvelenata. Proprio mentre adesso siamo qui a parlare di fantapolitica, si sta svolgendo un importante convegno sul tema e io vorrei essere lì”.
Un’unica sedia resta vuota in attesa della Valente, quella più lontano da Bassolino. Sarà un caso o forse no?
Fatto sta che, anche a riguardare i numerosi scatti, i due non si parlano manco per sbaglio.
Chi si aspettava una presentazione vera e proprio – in stile sanremese, insomma – se ne è andato deluso. Alla fine la conferenza stampa è servita affinché Venanzio Carpentieri potesse spiegare che ci sarà una App anti-brogli, che consentirà di monitorare il voto in tempo reale dai seggi, ancora in via di definizione. (Ma sarà stato per questo che la Apple ha scelto Napoli per fare formazione agli sviluppatori?)
Poi un “giro di tavolo” degli altri relatori (uno di loro augura che vinca il migliore ai tre candidati. Chissà se si era dimenticato proprio quello del suo partito) e, visto che è ora di pranzo e fa anche tanto caldo nella sala riunioni della sede provinciale del Pd, tutti a casa.
Le poche parole dei candidati sono quelle che restano nei registratori, sui taccuini e nelle immagini dei giornalisti.
Quelle dell’ex governatore della Regione che, ovviamente, sottolinea che si è candidato per fare il sindaco “in modo nuovo, oltre de Magistris” e racconta “ieri al teatro San Carlo mi ha avvicinato una coppia di anziani coniugi e mi hanno detto “vinca e torni a fare il sindaco, per piacere”. I due mi hanno raccontato che hanno difficoltà a entrare nel palazzo dove abitano perché è occupato sempre da venditori abusivi e se protestano, gli rispondono con tono minaccioso “dovete morire”. Aneddoto che, un’ora dopo, diventa un perfetto post sulla sua pagina Facebook.
Poi quelle della ex pupilla di Bassolino che, senza troppi giri di parole, gli dice di farsi da parte: “Con me sta nascendo il progetto di una nuova classe dirigente, siamo una generazione che non ha avuto la sua occasione ed è arrivato il tempo di prendercela, mentre altri già hanno avuto la loro occasione ed è giusto che passino la mano”.
E ancora quelle di Marco Sarracino che ricorda il suo recente passato da studente e lancia uno strale al sindaco in carica “La città non può autogestirsi se è così il sindaco non fa il sindaco, quando ho fatto le autogestioni a scuola il preside non gestiva la scuola ma una città va amministrata” e anche uno ai suoi avversari in questo primo round verso le elezioni amministrative “Io – ha aggiunto – non voglio parlare dei venti anni precedenti e delle scelte scellerate che hanno influenzato la mia generazione, che infatti sta andando via da Napoli. Gli altri candidati, invece, se dovessero vincere le primarie ci costringerebbero a una campagna elettorale che ricalchi il passato”.
Il resto sono solo tweet, post e hashtag.

Barbara Tafuri

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