Napoli, è morto Massimo Montelpari. Un sindacalista libero e indipendente

Andrea America: “Era un uomo e dirigente di cultura vasta e sapeva essere  un ascoltatore attivo che faceva sentire l’interlocutore a suo agio e rispettato”

È morto oggi a Roma, dov’era ricoverato da alcune settimane, Massimo Montelpari, già segretario generale della Camera del lavoro di Napoli. Aveva 79 anni.

Fu eletto al vertice della Cgil di Napoli alla metà degli ‘80 dopo essere stato dirigente sindacale dei braccianti e segretario della Camera del Lavoro di Caserta.

Massimo Montelpari fu un sindacalista dotato di grande tensione etica e morale che difese con determinazione l’autonomia della principale organizzazione sindacale confederale respingendo i tentativi di condizionamento di partito o di corrente.

Memorabile, significativa la strenua difesa dell’operato di tre giovani sindacalisti della Fillea Cgil, l’organizzazione sindacale degli edili, aggrediti e pestati vigliaccamente il 5 maggio del 1988 nella sede sindacale di Cavalleggeri d’Aosta, da una frazione di galoppini e caporioni vicini  ad frazione del Pci/Ds. Un atto strumentale per interrompere un dialogo in atto  tra la Cgil e il movimento dei disoccupati. I caporioni protagonisti dell’aggressione furono costretti a chiedere scusa pubblicamente e a ridipingere la sede imbrattata.

Andrea America

Andrea America, svolgeva il ruolo di segretario generale aggiunto della Cgil di Napoli quando Montelpari guidava l’organizzazione di via Torino

Una persona perbene. Uno dei migliori sindacalisti, un grande compagno, un intellettuale cattolico lucido, preparato, disponibile, unitario, cresciuto tra cortei, manifestazioni, scioperi, vertenze e lotte – ricorda Andrea America –  Un sindacalista. amato e stimato dai lavoratori e dalle controparti.  Un dirigente sindacale, vecchio stampo, bravo conversatore, con il gusto del futuro e della sfida, vincolato al sindacato dei sacrifici e del confronto, dotato di una straordinaria intelligenza – continua America –  Si contraddistingueva per educazione e gentilezza. Ma anche per  la fermezza in difesa dei lavoratori e contro ogni forma di prevaricazione”.

 “Era un uomo e dirigente di cultura vasta e sapeva essere  un ascoltatore attivo che faceva sentire l’interlocutore a suo agio e rispettato. Era stimato e benvoluto da tutti,  attento e rispettoso verso chi aveva posizioni e pensiero diverso – sottolinea l’ex segretario aggiunto della Cgil partenopea –  Aveva una oratoria accattivante, semplice, pulita, onesta, coraggiosa, con   risposte per ogni tipo di domanda e la pazienza per ogni difficoltà da risolvere”.   

Uomini come Montelpari hanno costruito sul campo e con  l’esempio  la storia dell’organizzazione sindacale partenopea.

La morte di Massimo mi addolora profondamente. Oltre che amico e militante sono stato con lui nella segreteria della Camera del Lavoro di Napoli, dagli inizi del 1994 al 2000 – ricorda ancora America –  Insieme a noi facevano parte della segreteria i compagni Ciccio D’Agostino, Vincenzo Esposito, Luigi Allocati, Giovanni Agrillo, Antonio Altieri. Un gruppo dirigente irripetibile. Ancora oggi quel periodo viene citato da molti esperti e studiosi, come il più fervido e intuitivo del movimento sindacale napoletano e nazionale”. La nostra  segreteria  insieme alla Cisl e Uil,  misero in atto un progetto vertenziale di sviluppo e modernizzazione della città di Napoli,  che ritrovò nello sciopero generale per la vivibilità, la voglia  di riscatto dei lavoratori, e la partecipazione dei giovani e studenti. Una vertenza che se aggiornata, alla luce del cambiamento, del lavoro che cambia e della città metropolitana da ricostruire dopo la pandemia, è più che attuale – conclude America –  Soprattutto se venisse rilanciata con lo stesso spirito e la voglia di lotta e di cambiamento che animava Massimo Montelpari e i vecchi sindacalisti”.

Ciro Crescentini

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