Napoli, aumentano i turisti ma non i diritti dei lavoratori: boom di buste paga false

Tacciono le organizzazioni di categoria degli esercenti come la Confesercenti e la Confcommercio. Organizzazioni sempre pronte a chiedere ai governi maggiore flessibilità, benefici e sgravi fiscali per i propri scritti, scagliarsi contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori,  il salario minimo, il reddito di cittadinanza ma puntualmente silenti sulle condizioni di lavoro e sui diritti

A Napoli aumentano i turisti ma non i lavori buoni e pagati contrattualmente. Il cosiddetto “boom turistico”, di cui il capoluogo campano è protagonista, nasconde spesso condizioni di lavoro molto al di sotto degli standard di tutela prescritti dai contratti nazionali di lavoro. I vantaggi economici sono privilegio di pochi, proprietari di hotel, ristoranti, luoghi di attrazione e non certo di coloro che vi lavorano, senza contratto, senza orario, e per pochi soldi. Camerieri, baristi, facchini e addetti alle pulizie  pagati 3 euro l’ora. “Non manca il lavoro nero o grigio, con lavoratori con contratti a 20 ore che poi ne fanno altrettante al nero e con straordinari non pagati” – spiega  Giuliana Quattromini combattiva avvocata giuslavorista napoletana. Da anni, l’avvocata Quattromini è un riferimento affidabile per molti lavoratori e lavoratrici sfruttati o vessati dai datori di lavoro. “Il guadagno vero di questi pseudo-imprenditori  non è più sul fatturato, ma sul risparmio con contratti fittizi o sul nero nei confronti dei dipendenti – sottolinea Quattromini – I fenomeni più registrati sono il ricorso anomalo e ingiustificato ai contratti a chiamata, le aziende che pattuiscono stipendi contrattando un netto in busta paga (salvo poi scoprire che è ottenuto con i ratei di tredicesima e quattordicesima, crediti d’imposta e assegni al nucleo familiare), l’elusione contributiva, l’utilizzo di contratti siglati da sindacati di comodo, filoaziendali che per il medesimo settore pagano assai meno (anche fino al 35% della paga oraria)“.

l’avvocata Giuliana Quattromini

Moderno schiavismo.  Lavoratori e lavoratrici  sfruttati, che non hanno la possibilità di cenare  prima o dopo il servizio,  spesso sono costretti a consumare un misero piatto di pasta o qualche avanzo mangiato al volo, senza beneficiare di  maggiorazione notturna, di straordinari, di pause. Il guadagno vero di questi pseudo-imprenditori della ristorazione non è più sul fatturato, ma sul risparmio con contratti fittizi o sul nero nei confronti dei dipendenti. Tantissimi lavoratori e lavoratrici costretti a firmare buste paga apparentemente regolari. In realtà i salari che incassano sono diversi dalle somme indicate sulle buste. E non solo. Spesso, vengono invitati a sottoscrivere verbali di conciliazione-truffa presso famigerate sedi sindacali rinunciando ai loro diritti e alle loro spettanze. Se ci sono delle leggi perché nessuno le rispetta? Sembrerebbe che i campi della ristorazione e del turismo siano ancora una terra franca dal controllo istituzionale, dove tutto è permesso, compreso lo sfruttamento dei lavoratori.

Diritto al  lavoro protesta dei giovani
Diritto al lavoro protesta dei giovani

Perché la guardia di finanza, i carabinieri, l’ispettorato del lavoro non attivano  controlli? – domanda Teresa, barista –  nelle pizzerie, bar, ristoranti di Napoli, alberghi  centinaia di lavoratori e lavoratrici vengono sfruttati e trattati come schiavi, le irregolarità sono diffuse soprattutto nelle zone  via Chiaia, lungomare Caracciolo, via Partenope, Posillipo, Vomero, Centro Storico, Fuorigrotta  e questo potrebbe essere un deterrente per combattere l’irregolarità”. Sul sistematico utilizzo di lavoratori in nero o in grigio nei settori della ristorazione e del turismo tacciono le organizzazioni di categoria degli esercenti come la Confesercenti e la Confcommercio. Organizzazioni sempre pronte a chiedere ai governi maggiore flessibilità, benefici e sgravi fiscali per i propri scritti, scagliarsi contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il salario minimo, il reddito di cittadinanza ma puntualmente silenti sulle condizioni di lavoro e sui diritti di migliaia di lavoratori e di lavoratori del settore. E tace anche l’amministrazione comunale che autorizza concessioni e licenze (emblematica la vicenda dei lavoratori senza diritti di Napoli Sotterranea) senza introdurre vincoli, clausole sociali.

Ciro Crescentini

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