Lutto nella magistratura, morto Lucio Di Pietro

L’ex procuratore generale di Salerno aveva 77 anni. Per decenni nell’anticamorra, istruì il processo Spartacus. Fu anche tra i pm del caso Tortora

Lutto nel mondo della magistratura, a 77 anni è scomparso Lucio Di Pietro. Memoria storica dell’anticamorra, era in pensione da 3 anni, dopo aver lasciato la carica di procuratore generale a Salerno. Di Pietro è morto all’Ospedale del Mare, a Napoli, dove era ricoverato da alcuni giorni. A stroncarlo un male incurabile. Lascia una moglie e due figli, entrambi avvocati. Il magistrato è ricordato anche per aver arrestato Enzo Tortora nel 1983, insieme al collega Felice Di Persia. Sulla vicenda del presentatore – condannato in primo grado a 10 anni e quindi assolto nei gradi successivi – Di Pietro parlò solo dopo il congedo dalla toga. “Con gli elementi a nostra disposizione – dichiarò in un’intervista al Mattino-, non potevamo fare altrimenti. L’arresto era obbligatorio, non esistevano i domiciliari”. E rivendicò: “Da pm ho fatto solo il mio lavoro in onestà e buona fede”. Sull’operato dei magistrati napoletani sarebbe arrivato pure un procedimento disciplinare del Csm, che li assolverà da ogni addebito.

Ma sarebbe ingeneroso associare Lucio Di Pietro solo alla drammatica vicenda Tortora. A lui vanno riconosciute pure le prime inchieste sul clan dei Casalesi, sfociate nelle storico processo Spartacus. Con lui, il più esperto del pool, c’erano pubblici ministeri come l’attuale procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ed un giovane Raffaele Cantone, oggi al vertice dell’autorità anticorruzione. A Di Pietro toccò il primo colloquio con Carmine Schiavone, cugino del capoclan Sandokan, il pentito che svelò il traffico di veleni dal nord verso la Terra dei fuochi. Di Pietro fu anche il primo coordinatore della Dda di Napoli. Da quel ruolo spiccò il volo per la procura nazionale antimafia, appena varata. Della Dna, in seguito, fu procuratore aggiunto e quindi – per un periodo – il reggente. Ma per tutti quegli anni non mancherà di tornare a Napoli: applicato all’inchiesta sulla camorra casertana, per 3 giorni a settimana rientrava tra i colleghi di un tempo. Una carriera sempre in prima linea, lunga 48 anni, trascorsi tutti nella funzione requirente. Dapprima a Ferrara, quindi dal 1973 a Napoli, la sua città. Erano gli anni del terrorismo, che lo vedevano impegnato nelle inchieste più a rischio. Dalla mattanza degli anni di piombo fu breve il passo alla guerra di camorra, uno stillicidio da oltre 200 omicidi l’anno. La faida tra cutoliani e Nuova Famiglia insanguinava le strade della Campania, e Di Pietro era ormai uomo di punta della procura. La notte del terremoto, il 23 novembre 1980, dovette precipitarsi nel carcere di Poggioreale. Gli uomini della Nco avevano approfittato del caos nelle celle, per un feroce regolamento di conti: bilancio 3 morti e 8 feriti. “Vidi scene tremende, sangue dappertutto, lenzuola e cadaveri scempiati” raccontava il magistrato. L’ultimo saluto domani alle 11 a Napoli, nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini in piazza degli Artisti.

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