Il coordinamento campano: “La questione Sarro/Ato3/Gori nonché quella di Tommaso Barbato cartina al tornasole della nuova Amministrazione”
NAPOLI – “Apprendiamo dai media che la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha dato mandato per l’esecuzione di 13 provvedimenti cautelari nei confronti di presunti esponenti e favoreggiatori del clan dei Casalesi. Tra i destinatari di tali provvedimenti spicca il nome dell’On.le Carlo Sarro, Deus Ex Machina della Gori s.p.a. da più di 3 anni, nonché quello dell’ex deputato Tommaso Barbato, regista della creazione e gestione del servizio acquedotti regionale”. Così inizia una nota del Coordinamento Campano per la gestione pubblica dell’acqua Rete Civica dei comitati acqua pubblica dell’ATO3 Sarnese – Vesuviano.
“I reati – prosegue la nota – sarebbero stati commessi proprio in riferimento al loro nella gestione degli appalti relativi al servizio idrico e fognario dell’Acquedotto Regionale e della Gori SpA. L’esito delle gare, secondo le indiscrezioni giornalistiche, sarebbe stato condizionato permettendo l’aggiudicazione degli stessi lavori a ditte riconducibili al boss Michele Zagaria. Non vogliamo sostituirci alla magistratura e capiremo dall’evolversi dell’indagine gli elementi di dettaglio delle varie responsabilità penali, ma riteniamo doveroso puntualizzare, proprio alla luce di quanto accaduto, che bisogna chiudere un ciclo in Regione Campania”. Gli attivisti chiedono al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca “il ripristino immediato delle assemblee dei sindaci con poteri decisionali. La questione Sarro/Ato3/GoriI nonché quella che vede protagonista Tommaso Barbato con l’acquedotto regionale sarà la cartina al tornasole della nuova Amministrazione Regionale”. “I comitati che fin dalla prima ora hanno denunciato e lottato contro questo tipo di gestione – conclude il coordinamento – saranno ancora in prima fila con iniziative volte ad attuare concretamente nei nostri territori la gestione pubblica, solidale, ecologica e partecipata del bene comune acqua”.
DE LUCA – Il ciclone dell’inchiesta sulla gestione idrica offre a De Luca l’occasione per promettere una svolta. “L’acqua deve restare un bene comune – afferma il governatore -. Siamo pertanto per un governo pubblico delle acque, che garantisca un ciclo industriale virtuoso per Ambiti territoriali ottimali, dimensionati per ridurre i costi ed avere una gestione vicina alle esigenze dei territori e dei cittadini”.
“E’ necessario superare – chiarisce De Luca – ogni ipotesi di gestore unico dell’intero ciclo su base regionale e definire un severo piano industriale per la riorganizzazione del comparto. Saranno queste le linee guida della legge regionale sul ciclo integrato delle acque in Campania. Una nuova legge è ormai indifferibile, anche per scongiurare interventi sostitutivi del Governo nazionale e per dotare la Campania di una normativa moderna, superando finalmente, dopo ben 18 anni la legge 14 del 1997″.
“Bisogna inoltre tutelare le falde acquifere campane contro l’ipotesi di trivellazioni petrolifere – aggiunge – nei pressi dei bacini imbriferi più importanti. Grazie al progetto QR Code, messo in campo con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici, stiamo realizzando un monitoraggio integrato d’acqua, suolo, prodotti alimentari”,
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