Il “Pacco per Napoli”, Manfredi vuole svendere il patrimonio comunale: domani assemblea pubblica

Il governo cittadino accelera i tempi per attuare il piano concordato con Draghi, Pd e 5 Stelle

L’amministrazione comunale di Napoli ha attivato le procedure per attuare un piano di svendita del patrimonio pubblico. Una scelta politica sancita dal contratto siglato dal sindaco Manfredi, Partito Democratico, 5 Stelle e il governo di Mario Draghi Comune di Napoli – Patto per Napoli

In base al Patto, il Governo verserà a Napoli 1 miliardo e 231 milioni di euro nei prossimi 20 anni (fino al 2042), suddivisi in tranche annuali entro il 31 marzo di ogni anno. Tuttavia, il Comune ha accettato di apportare alcune riforme e misure per contribuire alle casse cittadine. Queste includono l’aumento dell’addizionale Irpef dello 0,2% e l’introduzione di una nuova tassa di imbarco all’Aeroporto di Capodichino di 2 euro a partire dall’anno prossimo, un ampio piano di “messa a profitto” e dismissione del patrimonio comunale con obiettivi intermedi da raggiungere sotto il controllo degli ispettori ministeriali.

Un sintesi, una sorta di “Pacco per Napoli”.

I primi passa finanziari di attuazione di tale accordo sono stati effettuati a novembre scorso, con l’alienazione di una quota del 30% di alcuni beni pubblici appartenenti al comune, valutati 50 milioni di euro, ad INVIMIT, una società per azioni posseduta al 100% dal Ministero dell’Economia e Finanza (MEF); ciò è avvenuto attraverso la costituzione di un fondo immobiliare ripartito, appunto, 70% Comune di Napoli, 30% INVIMIT. INVIMIT è sì, come detto, un’azienda di proprietà pubblica, ma è specializzata proprio in privatizzazione e concessione a lungo termine di asset del patrimonio.

Uno dei primi passi pratici, invece, si è avuto sabato 24 febbraio, quando, in vista della privatizzazione o della concessione a lungo termine dei locali della Galleria Principe, sono cominciati i lavori sotto i porticati: sono stati sgomberati i senza tetto che vi trovavano rifugio ed è stata perimetrata un’area destinata ad essere cantierata.

Sono significative le modalità con cui ciò è avvenuto: il comune ha emesso ordinanze urgenti il giorno, ed il giorno successivo ha agito, senza avvertire per tempo nemmeno chi ha in regolare concessione degli spazi nell’area interessata al cantiere.

All’interno di tale area vi è anche il civico 7 liberato, che da anni ravviva la Galleria svolgendovi una funzione politica e sociale attraverso dibattiti, iniziative mobilitazioni, spesso in mezzo all’abbandono, alla sporcizia e ai crolli.

Nel corso degli anni, il civico 7 ha sempre chiamato il Comune di Napoli ad assumersi le sue responsabilità rispetto alla situazione igienica e strutturale della Galleria, proponendo anche, nell’ambito di coordinamenti di più larghi, la soluzione a problemi atavici dell’area, ad esempio, attraverso l’istallazione di cassonetti rimovibili per i rifiuti, di bagni pubblici, di una lavanderia pubblica tesa ad effettuare, ove possibile, il lavaggio dei panni dei senzatetto, nonché la distribuzione programmata di pasti e coperte pulite.

E’ stato indicato anche un locale vuoto ed in disuso che poteva essere attrezzato a tali funzioni umanitarie ed assistenziali ma, ovviamente, le istituzioni non ne hanno voluto sapere lasciando cadere le costruttive proposte avanzate dall’allora Coordinamento Solidale.

Ora, nel momento in cui gli appetiti privati sulla Galleria Principe si fanno più tangibili e concreti con l’avanzare del “patto per Napoli”, si è giunti a questo blitz notturno che deve inquietare tutta quella parte di città interessata a tenere vivo il dibattito rispetto alla riconfigurazione urbana che si sta verificando in maniera selvaggia e incontrollata da anni.

Come si sa, infatti, Napoli è stata oggetto di un processo di turistificazione del centro storico, il quale, da un lato lo sta rendendo invivibile per gli abitanti per via dell’inflazione insostenibile, dall’altro non sta portando nessun beneficio in termini di miglioramento dei servizi di igiene urbana e dei trasporti.

Inoltre, tali processi stanno anche contribuendo ad erodere gli spazi un tempo tranquillamente usati per dibattiti, iniziative di lotta, partecipazione politica: oramai è difficile trovare una sala senza dover pagare o uno spazio pubblico senza andare incontro a prescrizioni e atti di repressione. La Galleria Principe, anche grazie all’esistenza del civico 7 e di altre realtà, resta uno dei pochi luoghi rimasti utilizzato in maniera partecipata e non va assolutamente perso.

Ovviamente, non è in discussione la necessità di effettuare tutti i lavori necessari per la messa in sicurezza strutturale dell’edificio, che è un obbligo del Comune e va portato fino in fondo. Ma l’amministrazione comunale deve capite che non può consegnarlo alla gentrificazione e alla privatizzazione a suon di blitz simili a quello del 25 febbraio e i lavori vanno effettuati non in vista di tali obiettivi, con l’obiettivo di preservarne l’uso pubblico e sociale.

Pertanto, il civico 7, per sabato 9 marzo ha convocato un’assemblea cittadina per discutere di tutti questi argomenti, assieme al gruppo dei consiglieri della II Municipalità di Potere al Popolo, rappresentato da Chiara Capretti, a due esponenti della sinistra napoletana che si sono dimostrati, nel corso degli anni, particolarmente sensibili a tali tematiche, ovvero Sandro Fucito, Presidente della VI Municipalità, già Assessore al Patrimonio della giunta De Magistris, e Nicola Nardella, Presidente della VIII Municipalità, e , ovviamente, a tutti coloro tutti vorranno intervenire nel dibattito.

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest