Il caso Eboli: perché il Pd non poteva non sapere

Il sindaco del centrosinistra Cariello, arrestato con accuse di corruzione, aveva già 6 procedimenti penali a carico, tra cui 2 rinvii a giudizio, anche per ipotesi corruttive. Ma i dem lo hanno sostenuto con forza, fino alla rielezione bulgara: ignorata ogni questione di opportunità

Un avviso di garanzia non è una condanna definitiva, e non lo è nemmeno una misura cautelare. Lo stesso deve dirsi per un rinvio a giudizio. Ok. Ma dove si ferma la presunzione di innocenza, si apre il capitolo dell’opportunità. Opportunità politica, ovviamente. Perché di questo si parla ad Eboli, dove il sindaco Massimo Cariello – appena rieletto con l’80% dei consensi – da venerdì è in custodia cautelare ai domiciliari. La procura di Salerno lo accusa di corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere, falso e lottizzazione abusiva. Gli inquirenti, tra le altre cose, gli contestano di truccare concorsi pubblici. L’indagine farà la sua strada, e si vedrà. Ma in queste ore colpisce il silenzio assordante del Pd, il partito del segretario Nicola Zingaretti, orgoglioso di proclamarsi “dalla parte della legalità, sempre”. Il Pd era anche il primo sponsor di Cariello. Il simbolo dem, infatti, non compariva nella coalizione civica del sindaco ricandidato. Ma il Partito Democratico ispirava un paio di liste, con l’imprimatur del governatore Vincenzo De Luca. Un timbro deluchiano conclamato nel comizio dell’11 settembre, quando sul palco in piazza salivano Cariello e Piero De Luca, il figlio deputato del presidente della Regione. Sull’elezione bulgara di Cariello, comunque, il Pd ci ha messo la faccia: il vicesindaco, nominato giovedì, è il dem Luca Sgroia. E di certo il Pd non immaginava lo tsunami giudiziario all’alba della nuova giunta. Ma qualche interrogativo poteva porselo anche prima: la famosa questione di opportunità, insomma. “Risultano infatti a carico di Cariello – ricorda l’edizione salernitana del Quotidiano del Sud – altre rogne giudiziarie: caso “La Marca” (il primo) corruzione; caso “Napolitrans”, corruzione in concorso con l’ex assessore, oggi consigliere, Emilio Masala; caso “Ises”, abuso d’ufficio in concorso con giunta e consiglieri di maggioranza; caso “Sito di compostaggio”, abuso e falso. Cariello poi è imputato per: caso “Croce Rossa”, falso e abuso; caso “Videosorveglianza”, corruzione, turbativa d’asta, peculato, abuso, induzione indebita”. Con l’ultimo sono 7 procedimenti penali, due dei quali già approdati al dibattimento. E le accuse di corruzione spuntano varie volte. Come si diceva un tempo: non poteva non sapere. Il Pd, naturalmente.

Gianmaria Roberti

(Foto Massimo Cariello/Fb)

Da sinistra Massimo Cariello e Piero De Luca. Nella foto in alto, il sindaco di Eboli e il governatore Vincenzo De Luca

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