Estorsioni alla pizzeria Di Matteo, 4 fermi

In carcere indagati ritenuti eredi del clan Sibillo, le richieste partite 2 anni fa. Pochi giorni fa l’ultimo attentato con colpi d’arma da fuoco. I titolari: “Ci spremevano come limoni”

La pizzeria era stata colpita da diversi colpi d’arma da fuoco nella notte tra il 24 e il 25 febbraio scorsi, e ora gli inquirenti credono di sapere da chi. I carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Dda partenopea nei confronti di 4 indagati, ritenuti eredi del clan Sibillo – ormai azzerato – accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Vittima era la celebre pizzeria Di Matteo di via Tribunali. “Ci hanno spremuto come i limoni, stiamo scendendo a lavorare solo per pagare gli operai” mettono a verbale i titolari. L’ultima richiesta estorsiva risalirebbe al 4 marzo, proveniente da Vincenzo Sibillo, il padre dei baby boss Emanuele e Pasquale. Una “rata” da 1.500 euro, anticipo di quanto ogni settimana i proprietari pagavano alla cosca. E così si andava avanti da 2 anni. Oltre a Vincenzo Sibillo, in carcere sono quelli considerati gli altri esattori: Giovanni Ingenito,
Giovanni Matteo e Giosuè Napolitano. Ogni sette giorni avrebbero ritirato 100 euro. E poi le scadenze rituali: ad aprile e ad agosto 2.500 euro, a Natale 5.000 euro. La torta del racket, inoltre, sarebbe la causa degli scontri tra il gruppo Sibillo e gli alleati dei Mazzarella.

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