Eddy Sorge: “Le guerre servono a far dimenticare i disastri del capitalismo”

Una riflessione di Eduardo Sorge, portavoce del Movimento disoccupati ‘7 Novembre’ e avanguardia sindacale del Si.Cobas

in atto, da tempo, un brutale accentramento e militarizzazione della vita sociale in continuità con quanto avvenuto con l’emergenza sanitaria dell’ultimo biennio.

L’emergenza bellica oltre a gonfiare la nota spesa militare si presta a far dimenticare i disastri della gestione capitalistica, caotica, fallimentare e criminale: siamo al capitalismo delle emergenze. L’attuale scontro militare in suolo ucraino tra Nato e Russia, per chi conosce l’escalation militarista e bellicista ad Est negli ultimi decenni, non può essere ridotto alla contesa tra chi è l’aggredito e l’aggressore. Non perché siamo “neneisti” (né con l’uno né con l’altro) ma perché questa guerra non è un avvenimento a sé ma l’ultimo atto di una catena interminabile di eventi finanziari, economici, sanitari, climatici, politici, militari che compongono il gigantesco caos in cui il capitalismo globale sta precipitando e ci sta precipitando dall’inizio del XXI secolo.

Un caos che sta scatenando ogni genere di conflitto intercapitalistico e nel quale (pur con una cappa mediatica che silenzia tutto) sono in corso altre terribili guerre oltre l’elenco infinito di quelle in corso da tempo: quella dell’Arabia Saudita nello Yemen o quella della Turchia contro i curdi, per non parlare dell’ interminabile guerra dello stato di Israele ai palestinesi.

Se noi dalla guerra in Ucraina alziamo lo sguardo alla crisi complessiva delle nostre vite, delle nostre libertà, della nostra salute, del nostro futuro e di quello di tutta la specie umana ci rendiamo conto che l’aggressione viene dal capitalismo globale in tutte le sue frazioni. Siano esse dominanti o meno.È questa potenza, prima ancora che rappresentata da personaggi in carne ed ossa, del tutto impersonale, feroce e distruttiva a causa delle sue leggi che determinano il modo di produzione capitalistico. Per certi aspetti una potenza autodistruttiva che ci sta aggredendo tramite i propri funzionari, i vari Biden, Draghi, Zelenski, Von Der Leyen, Putin.

Gli aggrediti siamo noi, in misure molto diverse sia chiaro. Perché da noi abbiamo perso quote di salario, di vita, di ambiente, di libertà mentre in Palestina, Libano, Tunisia e mezza Africa nera la fame bussa alla vita quotidiana di milioni di nostri fratelli di classe.

Ma il respiro ci sta mancando. E mancherà sempre più fino a quando non decideremo di voltare pagina alla Storia ed aprire il capitolo di una nuova esistenza fondata sulla cooperazione sociale universale, senza sfruttamento, senza predazione della natura, senza classi, senza oppressione di genere, senza guerre per il predominio del mondo.Tutte le soluzioni intermedie (che non hanno come orizzonte questa prospettiva) saranno destinate a fallire.

Sappiamo che questa posizione è ultraminoritaria nella società ma nella stessa esiste la preoccupazione di massa che questa guerra ed il corso delle cose sono fonte di tragedia sociale e non una soluzione. È su questa preoccupazione e sul rifiuto di pagare i costi del riarmo e sociali dell’economia di guerra che bisogna far leva.

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