Dimissioni Renzi, de Magistris non vuole le urne ora ma se si vota ha pronto il “partito dei territori”

Il sindaco di Napoli: “Ci vorrebbe un governo di alto profilo istituzionale e morale, in grado di approvare una legge elettorale condivisa. Se poi invece si dovesse votare perché si ritiene di voler dare subito al Paese un governo con una legittimazione popolare credo che delle novità politiche si metteranno in campo. L’esperienza napoletana esce rafforzata dal referendum”

“Se si voterà non staremo alla finestra”. De Magistris non auspica una fine anticipata della legislatura, perché è in incubazione il suo progetto politico neo meridionalista. Ma se la situazione dovesse precipitare, non si farà trovare spiazzato e ai nastri di partenza presenterà il suo “partito del territorio”. Con quali connotati, è ancora da vedere.

“No ad elezioni anticipate, sì ad un governo di alto profilo istituzionale in grado di condurre il Paese fino al 2018 – afferma il sindaco di Napoli -.”Il Paese ora ha bisogno di coesione. Personalmente sarei contrario a cominciare adesso una campagna elettorale. Ci vorrebbe un governo di alto profilo istituzionale e morale, non un pastrocchio però, in grado di approvare una legge elettorale condivisa”. Un governo del presidente, per fare cosa? “Il Paese – spiega il primo cittadino – è uscito lacerato dalla campagna elettorale anche le istituzioni si sono divise. Una volta approvata la legge elettorale, che deve essere condivisa, e non uno strappo di minoranza, tutte le forze politiche avranno il tempo, un anno, un anno e mezzo, per preparare i motori politici e andare a fare una dialettica democratica elettorale efficace quando si andrà a votare presumibilmente nella primavera del 2018”. De Magistris però all’orizzonte vede le urne. “Se poi invece – aggiunge de Magistris – si dovesse votare perché si ritiene di voler dare subito al Paese un governo con una legittimazione popolare credo che delle novità politiche si metteranno in campo. Sicuramente dai territori faremo sentire la nostra voce. Un’esperienza come quella napoletana esce rafforzata dalla campagna referendaria se si considera che Renzi ha chiuso la campagna a Napoli e quello che ha messo in campo de Luca”.

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