Crisi rifiuti a Napoli e provincia, l’immobilismo di Regione e Comuni

Cumuli di spazzatura per la raccolta ko, cassonetti bruciati e rovesciati, periferie in sofferenza. E a settembre lo stop dell’inceneritore di Acerra: lo spettro di una nuova emergenza è dietro l’angolo, e si profila l’eterno scaricabarile. Legambiente: “De Luca non può limitarsi a lanciare appelli agli enti locali, gli impianti di compostaggio vanno realizzati coinvolgendo i cittadini, ma bisogna farli”

Cumuli di spazzatura nelle strade di Napoli e provincia, le periferie sono più colpite. Un flash back riporta indietro le lancette, a causa della raccolta ko per le difficoltà di scarico negli Stir, ormai saturi. Un sistema fragile, pronto a incepparsi al primo intoppo. Sullo sfondo, le proteste incivili di chi brucia i cassonetti, sparando diossina nell’aria, e sparge i sacchetti sul selciato. La crisi, negata dal sindaco de Magistris, sembra un anticipo di quanto può accadere fra tre mesi. A settembre è in programma lo stop dell’inceneritore di Acerra, uno stop tecnico di 40 giorni per manutenzione. Lo spettro di una nuova emergenza mostra l’impotenza delle istituzioni: il governatore De Luca, da giorni, rivolge un appello ai comuni a individuare siti di stoccaggio. Ma di più non fa. Il caos pare dietro l’angolo, insomma, ed è già l’ora delle accuse incrociate. Presto sarà il turno dello scaricabarile.

“Mancano più di tre mesi alla preventivata chiusura di Acerra – attacca la presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato – e l’immobilità la fa da padrone. Tutti sapevano, tutti non hanno fatto nulla. Una continua ‘emergenza programmata’ a danno delle comunità. Ancora una volta , come da decenni, si registra incapacità politica di gestire il ciclo integrato dei rifiuti e quello non meno importante delle responsabilità”.
Per Imparato “unico ciclo che funziona è quello delle chiacchiere, dei proclami e dello scaricabarile. Siamo al paradosso, solo in Campania se da un lato non si riesce a gestire una chiusura programmata dell’inceneritore, dall’altra è ancora più grave che non si riescano a portare avanti politiche che permettano al ciclo di rifiuti di chiudersi,favorendo la realizzazione degli impianti di compostaggio”. Il dito è puntato contro Regione e Comuni, quindi. Gli impianti di compostaggio “vanno pensati, progettati e realizzati bene – aggiunge la presidente di Legambiente Campania-, con processi partecipativi che coinvolgano le popolazioni locali, ma vanno fatti. La regione su questo deve mettersi in gioco, accompagnando i processi, coordinando le iniziative e mettendo in campo strumenti efficaci per la loro realizzazione non solo lanciando appelli”. Legambiente rammenta anche la sanzione cui è sottoposta l’Italia per i rifiuti in Campania: 120.000 euro al giorno, con un bilancio al 31 dicembre scorso di 151,64 milioni sborsati. Ma la lezione non basta ancora.
(Foto Alfredo Di Domenico/Fb 23 giugno 2019)
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