Sarebbero 7 gli indagati dalla Procura di Roma: al centro della vicenda il ricorso contro lo stop per la legge Severino

NAPOLI – Terremoto a Palazzo Santa Lucia. Gli spifferi delle ultime 48 ore diventano un tornado: il governatore De Luca e altri sei sono indagati per corruzione in atti giudiziari nell’inchiesta della Procura di Roma. Nel registro sono iscritti anche i nomi di Nello Mastursi, dimessosi lunedì da capo segreteria del governatore, e del giudice Anna Scognamiglio, relatrice dell’ordinanza collegiale che il 22 luglio decise la sospensione della sospensiva al presidente della Regione, dopo lo stop per la legge Severino. Tra le accuse c’è infatti anche la rivelazione di segreto d’ufficio. La sentenza confermò quanto già deciso il 2 luglio dal giudice monocratico Gabriele Cioffi, che aveva congelato la sospensione di De Luca disposta con un decreto del Presidente del Consiglio. Il collegio aveva inoltre inviato gli atti alla Corte Costituzionale, sospendendo il procedimento sul merito fino alla decisione della Consulta. Secondo alcune fonti, l’indagine è partita da un’intercettazione nella quale il legale Guglielmo Manna, marito del giudice e anch’egli indagato, parlava con Mastursi. Per le ipotesi degli inquirenti, Manna avrebbe chiesto un favore in cambio di un intervento della moglie nella vicenda del ricorso. Il professionista avrebbe ambito ad una nomina nel settore della sanità. Il fascicolo aperto dalla Procura di Napoli è stato poi trasmesso a piazzale Clodio per competenza, visto il coinvolgimento del giudice Scognamiglio. E tra gli indagati ci sarebbero anche alcuni impiegati di un ospedale cittadino.
Il caso è deflagrato in serata, dopo due giorni in cui la ridda di indiscrezioni è divenuta infine un vortice. Rumors, sospetti e voci incontrollate avevano iniziato a circolare dopo l’improvviso addio del capo staff di De Luca. Un passo indietro giustificato dalla Regione con l’impossibilità di ricoprire un doppio ruolo, a pochi mesi dalla tornata delle amministrative: Mastursi è anche responsabile organizzativo del Pd Campania. Una spiegazione che non aveva convinto quasi nessuno. Anche perché si sono aperte crepe nel muro di riserbo innalzato sulle perquisizioni nell’ufficio e nell’abitazione salernitana del capo segreteria. L’uomo chiave di questa vicenda.
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