Gli investigatori decidono di approfondire episodi denunciati e scoprono che le lettere, il proiettile erano stati inventati dall’autista
Finte minacce. La cosiddetta paladina dell’anticamorra Rosita Galdiero, 47 anni di Solopaca, segretaria generale della Cgil di Benevento, prima segretaria provinciale e poi dirigente nazionale della Fiom Cgil e il suo autista Fulvio Piccirilli sono stati condannati a un anno e sei mesi di reclusione per simulazione di reato, truffa e porto e detenzione illegale di un proiettile inesploso.
Nel corso di un’indagine gli agenti della Digos della questura di Benevento intercettano frasi strane che fanno calare un velo sulle battaglie della sindacalista.
Gli investigatori decidono di approfondire episodi denunciati dalla stessa Galdiero e scoprono che le lettere, il proiettile erano stati inventati dall’autista, in accordo con la sindacalista. Indagine avviata a Benevento, è passata poi per competenza territoriale alla procura di Roma, perché uno dei messaggi minatori fu recapitato all’indirizzo dell’abitazione romana della Galdiero, diventata nel frattempo dirigente nazionale e in seguito a questa vicenda licenziata. I due imputati hanno scelto di patteggiare e sono stati condannati a un anno e sei mesi di reclusione, con la sospensione della pena, per simulazione di reato, truffa e porto e detenzione illegale di un proiettile inesploso.
La condanna ha disvelato non solo un caso di inganno personale, ma ha anche sollevato questioni più ampie riguardanti l’integrità e la trasparenza all’interno delle organizzazioni sindacali nella scelta di quadri dirigenti. Troppo spesso i dirigenti sindacali sono selezionati in base alla fedeltà ai capi regionali o nazionali e non tenendo presente le capacità, la tensione etica, il senso di responsabilitò.
La figura di Galdiero, un tempo considerata una paladina della giustizia sociale, ha subito una significativa erosione della fiducia pubblica. Questo episodio getterà sicuramente una lunga ombra sull’immagine del sindacato e su come sono gestite le segnalazioni di minacce e intimidazioni nel contesto lavorativo.
Questo episodio di truffa e inganno dimostra quanto possa essere fragile la linea tra verità e falsità nel contesto delle minacce percepite, specialmente quando sono in gioco figure di potere e autorità.