Coinvolti imprenditori, politici, dipendenti e faccendieri
Questa mattina i carabinieri del Nas di Caserta hanno eseguito nei confronti di 17 persone di cui 5 con custodia in carcere, 9 agli arresti domiciliari, 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e interdizione dalla professione medica, a vario titolo, coinvolte in un’associazione a delinquere dedita alla commissione di truffe ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, attraverso la produzione di false ricette mediche per costosi esami di laboratorio, commesse anche grazie alla connivenza corruttiva di alcuni dipendenti dell’Asl di Caserta. Tra le persone indagate, l’imprenditore Pasquale Corvino impegnato nel settore sanitario, Pasquale Piccirillo, titolare di un grosso centro odontoiatrico e di una nota emittente televisiva campana. Indagata anche la sorella di Pasquale Corvino, Maddalena, ex vice sindaco ed ex assessore alla Pubblica Istruzione di Caserta. Lo ha reso noto il procuratore Maria Antonietta Troncone, durante un incontro con la stampa.
Gli indagati – In carcere: Pasquale Corvino, 58 anni, di San Nicola La strada; Pietro Schiavone, 40, di Mondragone; Maurizio Martucci, 59, di Santa Maria Capua Vetere; Leone Albalonga, 63, di Curti; Pasquale Piccirillo, 56, di Recale. Ai domiciliari: Rosaria Capparelli, 40 anni, di Mondragone; Raffaella de Sivo, 32, di Marcianise; Laura Iuliano, 38, di Caserta; Domenico Marrone, 44, di Caserta; Costantino Cantelli, 40, di Caserta; Franco Mottola, 55, di Napoli; Vincenzo Petriccione, 39, di Aversa, Francesco Russo, 53, di Casal di Principe; Anna Sciortino, 39, di Napoli. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ed interdizione della professione medica per: Domenico Barbato, 66 anni, di San Nicola la Strada; Francesco Riccio, 61, di Alvignano; Emilio Pardi Merola, 62, di Santa Maria Capua Vetere.
L’indagine trae origine da una segnalazione inviata ai militari del Nucleo antisofisticazione di Caserta da parte del direttore generale dell’Asl di Caserta nella quale veniva evidenziato che un medico di base di Castel Volturno aveva generato una spesa farmaceutica a paziente pari ad 808,33 euro rispetto alla media aziendale di 167 euro. L’ordinanza rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa che già nel mese di marzo del 2018 aveva portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia nei confronti di un farmacista, un medico di base (coinvolto anche nel filone d’indagine oggetto dell’odierna ordinanza) ed altre 3 persone, anche in quel caso dedite ad una serie di truffe ai danni dell’Asl di Caserta mediante la spedizione di false ricette mediche per prescrizioni di farmaci intestate a pazienti inesistenti, deceduti o che ne avevano disconosciuta la paternità. Emergeva un’illecita commercializzazione verso paesi extraeuropei delle confezioni di farmaci private delle fustelle. Queste ultime, infatti, venivano illecitamente applicate alle false ricette e dunque il costo dei rispettivi farmaci veniva successivamente addebitato in maniera fraudolenta al Servizio Sanitario Nazionale.
Svelato un raffinato sistema truffaldino imperniato su quattro laboratori di analisi della provincia di Caserta gestiti da un unico nucleo familiare di San Nicola la Strada, luogo anche fulcro di ideazione e commissione della prevalenza dei reati. Il sistema consisteva nella redazione in proprio, da parte dei responsabili del laboratorio o loro stretti collaboratori, di ricette mediche, alcune delle quali provenienti da furti di interi ricettari in bianco, asportati dall’Asl Napoli 2, intestate poi ad ignari pazienti. Molte delle false ricette contestate sono state emesse da 4 medici di base compiacenti (uno nel frattempo deceduto e gli altri 3 destinatari del provvedimento di interdizione eseguito) che, come dimostrano le risultanze delle attività tecniche, hanno evidenziato un asservimento della loro delicata e fondamentale funzione pubblica ai voleri dei titolari dei laboratori interessati, in cambio di somme di danaro e/o altre utilità. Le ricette cosi ottenute venivano presentate all’Asl di Caserta per il successivo rimborso a carico del Servizio Sanitario Nazionale ed è qui che, poi, intervenivano alcuni dipendenti aziendali infedeli (due dei quali destinatari di custodia cautelare in carcere) che, a seguito di corruttive pattuizioni stabilite con i responsabili dei laboratori, omettevano di addebitare alle medesime società (accreditate con il Servizio sanitario regionale) somme, che in quanto emerse dagli accertamenti interni condotti da personale di altri uffici della stessa azienda, dovevano necessariamente essere stornate dai rimborsi. Le indagini hanno altresì provato che tali condotte, da parte dei dipendenti dell’Asl di Caserta, non venivano attuate solo nei confronti dei quattro laboratori di analisi oggetto dell’indagine, ma erano divenute una collaudata pratica truffaldina svolta anche a favore di altre strutture private convenzionate esistenti nella provincia di Caserta. Relativamente a tale aspetto, infatti, veniva anche evidenziato che un dipendente dell’Asl di Caserta, in servizio presso l’ufficio economico finanziario, al fine di ottenere propri illeciti tornaconti economici, si era accordato con il titolare di un noto centro odontoiatrico della provincia, al fine di “eliminare” dai rientri una quota, pari di 147 mila euro del debito complessivo che il centro aveva accumulato nei confronti dell’Asl per un importo di 1 milione e 820.406,64 euro, già programmato in cinque differenti piani di rientro, afferente a prestazioni sanitarie odontoiatriche non convenzionate e dunque non riconosciute da evidenziare che, all’esito di mirati accertamenti economico-patrimoniali, delegati dalla Procura, al titolare del medesimo centro odontoiatrico accreditato, pochi giorni fa, è stato notificato un decreto di confisca di beni mobili e immobili, nonché di partecipazioni societarie e relativi compendi aziendali, per un valore stimato in circa 25 milioni di euro, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale dopo una prolungata istruttoria in contraddittorio con la parte.
Altro aspetto emerso dalle indagini è rappresentato da una serie di attività corruttive in campo elettorale (cosiddetto “voto di scambio”), mediante l’elargizione di somme di danaro, buoni pasto, buoni carburante, pacchi viveri, eccetera, ad un gruppo consistente di elettori, da parte del responsabile dei laboratori, nel corso della competizione elettorale regionale del 31 maggio 2015 (a cui era personalmente candidato) e delle elezioni comunali di Caserta del 5 giugno 2016, in cui era invece candidata la sorella. Per analoghe vicende, il promotore dell’organizzazione portata alla luce con la presente indagine è stato raggiunto, nel mese di febbraio 2019, da altra ordinanza di custodia cautelare per corruzione elettorale nello scambio politico/mafioso. Dall’attività investigativa è, inoltre, emerso che i responsabili dei laboratori ed i loro collaboratori emettevano una serie di false certificazioni medico sportive rilasciate a timbro e firma di ignari specialisti, dalle quali facevano scaturire una serie di prescrizioni mediche per esami di laboratorio, determinando un grave rischio per i destinatari delle certificazioni di idoneità sportiva che venivano emesse anche in presenza di patologie non diagnosticate e dunque non certificate. Durante la fase investigativa, sono state acquisite ed esaminate oltre 200 mila ricette, valutati migliaia di documenti ed escussi oltre 300 assistiti, gran parte dei quali hanno disconosciuto le ricette loro intestate. Per il danno quantificato, in ragione delle dichiarazioni dei pazienti escussi, è stato emesso ed eseguito, congiuntamente all’ordinanza, un decreto di sequestro preventivo nei confronti di quattro società ed il promotore del sodalizio criminoso.