Campania, la magistratura accende i riflettori sulla corte di “Re Vincenzo”

La sanità in regione è stata la leva determinante per la rielezione del governatore, ma potrebbe rivelarsi anche il tallone di Achille

Il caos sanitario che sta vivendo la nostra Regione, ha una sola certezza , tutto il sistema fa capo ad un unico interlocutore, colui che si può considerare l’ Alfa e l’Omega della nostra sanità, il governatore De Luca. Il dieci dicembre del 2019, un trionfante Re Vincenzo da Salerno, con la sua corte di sanitari,politici,manager e imprenditori celebrò la fine del commissariamento della sanità in Campania. Re Vincenzo, preso da un impeto autocelebrativo ebbe a dire: abbiamo posto fine ad una umiliazione che durava dal 2009 e che tanto ha condizionato il servizio sanitario dell’ultimo decennio. Un commissariamento giusto e dovuto per la gestione carnevalesca di questo decennio.
Ma chi è stato l’autore di questo miracolo?

Facciamo un passo indietro e vediamo chi è questo portentoso commissario che con il rigore del salvatore, ha praticato tagli, ha accorpato strutture e ha rimesso a posto i conti; sempre lui Re Vincenzo Correva l’anno 2017 e al ministero della sanità c’era Beatrice Lorenzin che non aveva particolare simpatia per De Luca e certamente non lo voleva commissario alla sanità, anche una larga parte del Partito Democratico non vedeva di buon occhio questa soluzione, ma Re Vincenzo fece valere tutti i suoi argomenti persuasivi ed il presidente Renzi lo nominò commissario.
Ma chi guidava l’assessorato commissariato?
Forse non ci credete, perché la memoria è sempre fallace, ma era sempre lui, Re Vincenzo e , siccome da buon monarca sa che è meglio non fidarsi, aveva tenuto per sé quel delicatissimo ruolo, ed assistemmo al paradossale commissariamento del Re.

Oggi, possiamo ragionevolmente pensare che tutto l’attuale assetto sanitario, il livello dei servizi , la scelta dei direttori e del management , siano tutti risultati ascrivibili a Re Vincenzo. Anche i progetti più belli però devono fare i conti con gli imprevisti e la gestione della emergenza Covid19 ha messo a fuoco punti di forza di questo sistema ed enormi debolezze come l’ atavico problema della preferenza amicale. Il Re, ha dimostrato una capacità comunicativa fenomenale, ha dato vita ad una narrazione di eroiche gesta e di adozione di provvedimenti per scongiurare la diffusione del virus salvando vite umane. Una capacità di raccontarsi che gli è valsa la facile riconferma a governatore della regione.

Intanto però mentre il Re è impegnato a combattere contro il terribile virus, il suo regno inizia a scricchiolare. In una sola indagine, finiscono sotto inchiesta i suoi più stretti collaboratori, dal manager della ASL Ciro Verdoliva, al presidente della centrale di appalti Corrado Cuccurullo , alla componente della unità di crisi Roberta Santaniello per finire al suo fedelissimo consigliere Luca Cascone, ufficialmente senza alcun incarico ma molto influente nelle scelte sanitarie. In queste ore poi, una nuova tegola è caduta sul regno a seguito della pubblicazione di una nuova gara.

La regione, avendo l’obbligo di monitorare la curva dei contagi, come previsto dal piano di sorveglianza ed essendo impossibilità a fare fronte alla necessità con le sole strutture pubbliche, attraverso SO.RE.SA. ha pubblicato un bando per assicurarsi l’effettuazione di test diagnostici per il Covid19. Il bando però non è piaciuto a Gennaro Lamberti, rappresentante della Federlab, che raggruppa gran parte dei laboratori di analisi, secondo il quale, la gara presenta dei profili di illegittimità in quanto aveva una durata di solo 24h. Secondo i bene informati, il bando potrebbe essere stato confezionato su misura per includere le uniche due realtà campane in grado di assicurare il numero di prestazioni come da richiesta SO.RE.SA. Le uniche aziende in grado di assicurare le mille prestazioni al giorno, sono la Synlab , multinazionale austriaca e la Ames, già nota alle cronache per una precedente inchiesta della magistratura per vicende similari che vedono intrecci con l’Istituto zooprofilattico di porti guidato da Antonio Limone.

L’inchiesta punta a fare luce sull’utilizzo di attrezzature e personale dell’istituto presso strutture della società di Casalnuovo di Antonio Fico.
Una ragnatela di rapporti e di possibili interessi che di sicuro sta facendo calare consistenti ombre sulla gestione sanitaria campana.
La sanità in regione è stata la leva determinante per la rielezione del governatore, ma potrebbe rivelarsi anche il tallone di Achille di Re Vincenzo.

Ciro Silvestri

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