L’ex superlatitante da un paio di mesi sta mettendo a verbale le sue verità. Scatta il programma di protezione per i familiari di Casoria, ma non tutti accettano
“Non cerco alibi e non cerco scuse. Ma ora sono un altro uomo”. Come riportano Il Mattino e La Repubblica, Pasquale Scotti, l’ex superlatitante, da oltre un mese è ufficialmente un collaboratore di giustizia. Il braccio destro di Raffaele Cutolo sta parlando con la Procura antimafia di Napoli. Non solo della Nco e dei tantissimi cadaveri seminati a quel tempo, nei territori di Napoli e provincia. L’ex boss sta parlando soprattutto della trattativa tra lo Stato e i terroristi delle Brigate Rosse, sul ruolo di mediazione della camorra nella liberazione dell’ex assessore regionale rapito dalle Br, Ciro Cirillo. Ma anche della sua misteriosa evasione dall’ospedale Civile di Caserta nel 1984. Squarci potrebbero aprirsi anche sull’omicidio del commissario Antonio Ammaturo, ucciso il 15 luglio del 1982 dalle Brigate Rosse, pur non essendosi mai occupato di terrorismo. I suoi familiari a Casoria, e nell’hinterland napoletano, sono stati raggiunti dalla comunicazione di dover cambiare luogo e vita. Non tutti hanno accettato. Scotti fu catturato nel maggio di un anno fa a Recife, in Brasile. Si faceva chiamare Francisco de Castro Visconti, era diventato un piccolo imprenditore, si era sposato ed aveva avuto due figli.