I pm: “Una donna avrebbe nascosto la scarpina destra della bambina, mai ritrovata come quella del piccolo Antonio Giglio, morto in circostanze simili un anno prima”. Gli inquirenti denunciano l’omertà degli adulti ma l’aiuto decisivo dei tre figli della convivente dell’uomo arrestato, a sua volta indagata per altri presunti abusi. Prende corpo il sospetto di una rete di pedofili all’interno del Parco Verde. Il procuratore Greco: “Infanzia non tutelata in alcuni quartieri dell’area nord di Napoli”
Gettata dall’ottavo piano dal presunto “orco” che abusava da tempo di lei, il vicino di casa Raimondo Caputo, perché si era rifiutata di subire l’ennesima violenza. Questa l’agghiacciante ipotesi dei pm di Napoli Nord, che indagano sulla la tragica fine di Fortuna Loffredo, la bambina trovata morta il 24 giugno 2014 al Parco Verde di Caivano. Caputo è stato arrestato oggi in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I magistrati denunciano omertà e ostacoli alle indagini all’interno dello stabile, per proteggere il 44enne, compagno della vicina di casa della piccola vittima
L’uomo avrebbe costretto la bimba a subire ripetuti atti sessuali e avrebbe sessualmente abusato di altre due minori, una delle quali compagna di gioco di Fortuna. Caputo era già in carcere, perché accusato insieme alla compagna di violenza sessuale aggravata nei confronti di una bimba di 12 anni.
L’INDAGINE: L’OMERTA’ DEGLI ADULTI, MA I BAMBINI AIUTANO LA PROCURA – “Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta”. Non usa giri di parole il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, per descrivere il quadro delle indagini. Il magistrato parla del contributo fornito da tre figli minorenni di Marianna Fabozzi, la convivente di Caputo, che si trova ai domiciliari con l’accusa di concorso in violenza sessuale. “Omertosa indifferenza e colpevole connivenza” negli adulti sono le frasi di Airoma per scolpire lo scenario dell’inchiesta. Ma non c’è solo omertà. La procura denuncia anche ostacoli alle indagini. La scarpina destra di Fortuna sarebbe stata occultata da una signora all’ottavo piano del palazzo in cui viveva la piccola. “La stessa donna – spiega Airoma – negò di aver visto qualcuno sul pianerottolo poco prima della caduta della bambina”. Il dettaglio investigativo è emerso da un’intercettazione e ha permesso agli inquirenti di collegare la morte di Fortuna a quella di Antonio Giglio, figlio di Marianna Fabozzi, caduto da un balcone un anno prima. Antonio aveva 3 anni ed anche la sua scarpina destra non fu mai trovata. Il fascicolo di quell’indagine è della Procura di Napoli. Nel momento in cui sono iniziate le indagini, gli investigatori hanno individuato 4 bambini che avevano probabilmente subito abusi sessuali. Nei mesi scorsi, l’indagine ha visto l’arresto di una coppia che per prima disse di aver soccorso Fortuna.
L’ACCUSA DELLA BAMBINA: “CAPUTO L’HA BUTTATA GIU'” – Gli ultimi attimi di vita di Fortuna Loffredo sono stati ricostruiti da un’amica della bambina, in un colloquio con il pm e la psicologa. Parole che per il gip le sono “assolutamente illuminanti ed inoppugnabili”. Secondo la bambina, che oggi ha 11 anni, “mia mamma stava nella cucina. Io stavo lavando per terra. Poi Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: ‘vuoi giocare?’; ho detto io: ‘aspetta, sto lavando per terra’. Si e’ seduta sul divano e ha detto: ‘a me mi fanno male le scarpe'”. Per la piccola testimone in quel momento in casa c’erano la mamma, la sorellina, Chicca e Raimondo Caputo. Fortuna esce per andarsi a cambiare le scarpe. La bambina riferisce che uscì “con Caputo Raimondo”. Ma Caputo e Fortuna salgono, invece di scendere. Finito di lavare a terra, la bambina chiede alla mamma di accompagnarla a prendere Fortuna per giocare. Ma a quel punto afferma di vedere Raimondo Caputo violentare Fortuna all’ottavo piano. La piccola era sdraiata e l’uomo anche. “Anche lui sdraiato e si buttava addosso”, mentre la vittima “gli dava i calci”. Poco dopo sarebbe avvenuto l’omicidio. “La prende in braccio e la butta giù”. Dalle domande emerge che la testimone non ha visto l’assassinio. “Ho sentito le urla”. A questo punto la bambina e la madre scendono al piano sotto l’ottavo. La mamma sviene e Raimondo Caputo le porge un bicchiere d’acqua.
LA RETE DI PEDOFILI – “Un contesto che lo stesso gip nell’ordinanza ha definito disastrato”. Il procuratore capo Francesco Greco parla di riscontri trovati ai sospetti iniziali, che facevano supporre l’esistenza di una rete di pedofili all’interno del Parco Verde di Caivano. L’indagine “svela un quadro preoccupante in alcuni quartieri dell’area a nord di Napoli – aggiunge Greco – dove l’infanzia non è tutelata, non si consente ai giovani di avere un normale processo di crescita. E’ un problema di cui tutti dobbiamo farci carico, penso alla scuola, alla chiesa, al comune, ai servizi sociali”. Per Greco “l’unica nota positiva è che l’equipe che sta seguendo i tre minori allontanati dal contesto, coloro che hanno permesso di arrivare a questo risultato con le loro dichiarazioni, ci ha riferito che i bambini hanno ripreso a giocare e a sorridere”. Il procuratore rivolge un pensiero al pm Federico Bisceglia, deceduto un anno fa in un incidente, “che per primo iniziò a indagare sulla rete di pedofilia e morto in un incidente stradale”. Esulta l’avvocato Angelo Pisani, che assiste la famiglia di Fortuna: “Fin dai primi sopralluoghi e dalle indagini difensive era emersa con chiarezza l’ipotesi di un atroce movente a sfondo sessuale, oggi finalmente arriva giustizia grazie al grande lavoro della Procura di Napoli Nord, che ha operato in un contesto fra i più terribili del Paese. La giustizia – sostiene il legale – non deve avere nessuna pietà per queste persone, c’è ancora tanto da fare e bisogna capire anche come è morto il piccolo Antonio Giglio”.