Bagnoli, gli attivisti rilanciano la protesta: “Via il commissariato fallimentare”

I comitati: “Denunciamo il tentativo del ministro De Vincenti di riabilitare il commissariamento: la gestione commissariale è stata fallimentare, non ha prodotto alcun risultato al di fuori di 550mila  euro bruciati per una messa in sicurezza farlocca degli arenili Nord, un vero e proprio regalo ai concessionari privati, senza ricadute per la collettività”

Se le strade del Comune e del governo su Bagnoli iniziano a convergere, quelle della piazza non si muovono di un millimetro: e per una lunga serie di ragioni. “Denunciamo il tentativo del ministro De Vincenti di riabilitare il commissariamento, chiamando in causa dalla cabina di regia il commissario Nastasi e l’ad di Invitalia Arcuri: la gestione commissariale è stata fallimentare, non ha prodotto alcun risultato al di fuori di 550mila  euro bruciati per una messa in sicurezza farlocca degli arenili Nord, un vero e proprio regalo ai concessionari privati, senza ricadute per la collettività”. Sotto la prefettura, dove si teneva la riunione tra amministrazione cittadina, commissariato, Regione ed esecutivo, si sono radunati per protestare gli attivisti di Bagnoli Libera. “Contro il commissariamento e per la tutela degli interessi collettivi, della salute, dei diritti – spiegano i comitati – contro speculazione, gestione clientelare, privatizzazioni, devastazione ambientale e saccheggio dei territori; per un piano di riqualificazione che nasca dal basso, dai bisogni e dalle energie di chi abita la città, fuori da logiche privatistiche, che abbia come i capisaldi la grande spiaggia pubblica da Coroglio a Bagnoli, il parco verde, una vera bonifica attraverso il controllo popolare, nessun regalo a soggetti privati, recupero delle risorse dai responsabili del disastro Bagnoli”. In piazza c’erano anche altri spezzoni di lotte sociali, come i Disoccupati 7 novembre, i lavoratori ed Lsu del comparto scuola e le mamme della Terra dei fuochi.

“Il commissariamento è “de facto” fuori gioco – sostengono gli attivisti – rispetto alla sua stessa agenda e ai suoi proclami. Tuttavia il governo non vuole cedere su questo punto, tutt’altro che formale, poiché per i suoi apparati è l’unica forma per poter continuare a tenere le mani sul futuro dell’area e a farsi garante di alcuni interessi. In questi anni infatti le mobilitazioni, le proteste, i ricorsi giudiziari, le assemblee, le proposte alternative nate “dal basso”, la sconfitta dei partiti di governo su tutti i livelli della politica cittadina, hanno messo in luce le responsabilità e i conflitti che riguardano il futuro dell’area, e avuto la capacità di mettere in crisi l’ennesimo tentativo di governare il “saccheggio” di Bagnoli, col commissariamento e l’affidamento al soggetto attuatore Invitalia della bonifica e della modifica dei piani urbanistici, ad opera del governo Renzi”. Le richieste restano quelle di sempre: “Il governo deve ritirare il commissariamento su Bagnoli, fallimentare e pericoloso. L’amministrazione comunale deve rompere con ogni compatibilità con gli interessi privatistici e costruire un piano di riqualificazione mettendo al centro il territorio e i suoi abitanti, decidendo insieme, ciascuno con la propria autonomia. Le istituzioni di prossimità come la municipalità, le assemblee degli abitanti e le forze e intelligenze vive del territorio devono assumersi la responsabilità di vigilare, lottare e costruire un’opzione diversa per il futuro dell’area a partire dai bisogni sociali: salute, rispetto dell’ambiente, qualità della vita, qualità del lavoro, reddito, tutela dell’interesse pubblico, diritto all’abitare”.

(Foto Bagnoli Libera/Fb)

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