Appello P4, pasticcio su Alfonso Papa: assolto anzi prescritto. Ma è assalto ai giudici

Sentenza di non luogo a procedere per prescrizione nel processo di secondo grado all’ex parlamentare Pdl e magistrato, condannato in primo grado a 4 anni e sei mesi, per l’accusa di aver promesso ad imprenditori notizie riservate su indagini in corso, in cambio soldi e regali. I massmedia lanciano la fake news di un’assoluzione nel merito, e parte il coro di politici contro la persecuzione giudiziaria

Processo P4: l’appello cancella la condanna all’ex deputato Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa, ma la sentenza genera un cortocircuito, tra equivoci e grida di persecuzione giudiziaria. Come ricostruisce giustizianews24.it, i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli (presidente Vincenzo Alabiso, a latere Maria Grassi e Maria Dolores Carapella) hanno dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione dei reati. Ma i massmedia intendono fischi per fiaschi: Papa assolto nel merito. E in un niente, si scatena la canea anti magistrati. Il senatore forzista Francesco Giro si interroga sgomento: “Alfonso chi ti restituirà onore e dignità dopo dieci anni di tortura mediatico giudiziaria? Unico sollievo per me è che quando ti incontravo per strada io non volgevo lo sguardo altrove”. Un caso di torcicollo? Lirico Giorgio Mulè, il giornalista-deputato di Fi: “Se un processo si trasforma in tragedia per la vita personale e professionale dell’imputato non è più giustizia ma altro”. Il problema è che, essendo finito in prescrizione, non sapremo mai cosa sia. A ruota arriva la deputata berlusconiana Micaela Biancofiore, simbol d’amore: “Ricordo come fosse oggi il giorno in cui il parlamento decise per gli arresti del collega Alfredo (scrive così, ndr) Papa, una delle pagine più buie della democrazia”. Che ne so: come quando approvò che Ruby fosse la nipote di Mubarak? In primo grado, Papa si era preso 4 anni e sei mesi, per l’accusa di aver promesso ad imprenditori notizie riservate su indagini in corso a loro carico, ottenendo in cambio soldi e regali. Gli si contestavano la induzione alla concussione (due episodi) e la istigazione alla corruzione (un episodio). E se oggi l’imputato esulta per “la fine di un calvario lungo 10 anni”, a rimettere in ordine la vicenda è una nota della presidenza della Corte d’appello. “Non è stata una sentenza di assoluzione ma – precisa – una sentenza di non doversi procedere nei confronti dell’imputato. Alfonso Papa era stato condannato in primo grado; è stato inoltre in parte dichiarato inammissibile ed in parte respinto l’appello del pubblico ministero avverso le pronunzie assolutorie adottate dal Tribunale in ordine agli altri reati”.

 

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