All’Asl Avellino i furbetti del cartellino: sospesi 21 dipendenti per assenteismo

Notificate misure cautelari interdittive agli indagati: dirigenti, medici e impiegati che attraverso il distorto utilizzo del badge si sarebbero assentati dal posto di lavoro

L’accusa nei confronti degli indagati è di truffa ai danni dello Stato. Si tratta di dirigenti amministrativi, medici, impiegati e ausiliari che prestano servizio presso la sede dell’Asl di Avellino in via degli Imbimbo. Stamane l’esecuzione di 21 misure cautelari interdittive nei confronti dei dipendenti, che attraverso il distorto utilizzo del badge si sarebbero assentati dal posto di lavoro. Le indagini della Squadra Mobile di Avellino, coordinate dalla procura, vennero avviate l’anno scorso. Nell’arco dell’ultimo anno, quando sono cominciate le indagini, gli indagati si sarebbero allontanati normalmente dal luogo di lavoro anche per molte ore della stessa giornata, dopo aver timbrato il cartellino o affidando il badge a colleghi cui avrebbero ricambiato il favore. Il commissario straordinario della Asl di Avellino, Mario Ferrante, annuncia drastici provvedimenti: “Sono fatti gravi che richiedono interventi decisi: avvierò le procedure per il loro licenziamento e, non appena verranno quantizzate le ore di assenza ingiustificate dei dipendenti, chiederò alla Corte dei Conti di recuperare le somme equivalenti”.

 

L’INDAGINE – La Procura aveva richiesto gli arresti domiciliari per tutti gli indagati, ma il gip ha ritenuto che la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici fosse una misura cautelare sufficiente per impedire la reiterazione del reato. E nelle 40 pagine del provvedimento il giudice per le indagini preliminari definisce i “furbetti del cartellino” come una “strutturata organizzazione delinquenziale ai limiti della ravvisabilità di una vera e propria societas sceleris che lambisce l’associazione a delinquere”. Il danno per le ore di assenza ingiustificata, regolarmente retribuite, si aggirerebbe nella media intorno al mese di lavoro mai svolto da ogni indagato. La casistica è varia. Dipendenti che registravano la presenza di colleghi e altri che, pur recandosi in ufficio, si fermavano nell’atrio solo pochi istanti per poi uscire da un altro ingresso e ritornare solo a fine turno per timbrare l’uscita. Pedinando i dipendenti, gli agenti in borghese li vedevano poi svolgere commissioni personali o in prolungate pause caffè.

 

 

LA GUARDIA CHE OSCURAVA LA TELECAMERA DELLA POLIZIA – Con un cacciavite tenta di disabilitare una microcamera nascosta, installata dalla polizia. Di questo è accusata la guardia giurata, addetta alla vigilanza interna, coinvolta nell’inchiesta. Il vigilante viene immortalato nelle immagini, mostrate nel corso della conferenza stampa con il questore di Avellino, Maurizio Ficarra, e il procuratore capo Rosario Cantelmo.

 

L’INDAGATO CHE FA UN GESTACCIO AL MARCATEMPO – Uno degli indagati dopo aver timbrato per sé e per un altro collega irride la macchinetta con un ironico ciao ciao seguito dal dito medio alzato. E’ una delle scene nel video girato con una telecamera nascosta dalle forze dell’ordine.

 

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