Agguato al centro storico, forse un raid contro il patto fra clan

Salvatore Esposito, trucidato dai killer, era ritenuto il boss del Cavone. Il ferito Pasquale Amodio è considerato vicino al clan Sequino

Fra le ipotesi che si fanno strada c’è che il raid servisse a spezzare il patto fra diversi clan, rappresentati dalle due vittime e dal ferito. Il giorno dopo gli investigatori si interrogano sul movente dell’agguato consumato nel centro storico di Napoli. Partendo dai bersagli. Salvatore Esposito, morto in ospedale, era ritenuto un boss emergente della zona del Cavone. Avrebbe occupato nel tempo lo spazio gestito dall’ex clan Lepre, stabilendo nuove alleanze, e sarebbe stato il principale bersaglio dei sicari. Ciro Marfè, deceduto sul colpo, era sullo scooter con Esposito ed è stato investito dalla pioggia di proiettili esplosi, almeno una trentina. Pasquale Amodio, rimasto ferito alla schiena, dagli investigatori è invece considerato legato ai Sequino, cosca del rione Sanità. I primi ad essere colpiti sono Esposito e Marfè: il mezzo si e’ andato a schiantare contro il muro. Amodio è stato colpito alla fine di vico Nocelle, quasi all’incrocio di via Salvator Rosa. Poi è stato condotto al vecchio Pellegrini, forse soccorso da un amico. L’inchiesta della Dda di Napoli, coordinata dai pm Parascandolo e Woodcock e delegata al reparto investigativo dei carabinieri – dovrà chiarire diversi punti oscuri. Tra questi, il perché le moto usate dai killer fossero intestate a soggetti legati al clan Giuliano di Forcella.

(Foto Pupia Campania/youtube)

 

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