L’ex ministro andreottiano, due condanne alle spalle: “”Perché vogliono punire le famiglie?”
ROMA – La casta pensa di tagliare il vitalizio ai condannati? Non è vero ma ci credo. Mentre le Camere ventilano l’incredibile misura (per l’Italia), c’è chi si ribella. Difendendo il diritto dei condannati, e delle famiglie, a percepire la modesta rendita, frutto di faticosi anni nei palazzi del potere. “Se tolgono i vitalizi ai condannati li tolgono alle famiglie, alle vedove, è un’aggressione” insorge Paolo Cirino Pomicino. Noto come ‘o ministro ai tempi fecondi della Prima Repubblica. Vitalizio: 5.573 euro mensili. Pomicino ha nel palmarès una condanna a un anno e otto mesi per finanziamento illecito e a due mesi (patteggiati) per corruzione nell’inchiesta sui fondi neri Eni. Ai microfoni della Zanzara su Radio 24, l’ex viceré di Napoli ragiona: “Facessero quello che vogliono. Ma il vitalizio è una pensione minore, non c’è la tredicesima e altre cose”. Insomma, “non è un privilegio, anzi”. Sembra quasi una discriminazione percepirlo. Ma il punto non è questo. “Io sono ormai all’ultimo miglio da percorrere” dice un Pomicino insolitamente crepuscolare. “Perché – domanda – vogliono punire le famiglie? Se si tolgono i trattamenti previdenziali si puniscono le famiglie”. Insomma, secondo l’ex ministro del Bilancio, “i vitalizi, le pensioni appartengono alle famiglie, non alla persona”. C’è perfino l’ombra del rimpianto, per una vita sacrificata al Paese, che avrebbe potuto essere destinata all’affermazione personale. “Se avessi saputo, ero un medico autorevole – si sfoga Pomicino – avrei fatto il medico invece di fare il parlamentare. Avrei guadagnato di più”. Non lo dica al Paese, però.