Vertenza Net Service-Abc, i diritti che perderanno i lavoratori

Ai dipendenti della controllata sarà proposto un verbale di conciliazione che rischia di produrre effetti negativi e dirompenti sul piano delle tutele contrattuali

Tensione tra i dipendenti della Net Service, la società del gruppo Abc che sarà posta in liquidazione entro la fine dell’anno. I lavoratori dovrebbero essere assunti da Abc in base ad una delibera approvata dal consiglio comunale di Napoli ma starebbero emergendo molti problemi e contraddizioni. A rischio le condizioni economiche di maggior favore, le professionalità  acquisite  dai dipendenti Net Service in diciotto anni di lavoro. Nell’occhio del ciclone è finito una bozza di “verbale di conciliazione” che sarà proposto ad ogni singolo lavoratore.  Il Desk è  venuto in possesso della bozza di documento. Provvediamo a pubblicarlo in anteprima. Un documento  che una volta sottoscritto legittimerebbe la rinuncia di diritti individuali, collettivi e alle garanzie della legge 300 del 1970(lo statuto dei diritti dei lavoratori) riguardanti la tutela sui licenziamenti, il divieto di dequalificare. In pratica sarà applicato il Jobs Act, la legge approvata dal governo Renzi che consente esuberi senza giusta causa e la possibilità di demansionare e di inquadrare il personale in mansioni e livelli molto inferiori .  I lavoratori saranno costretti a dimettersi per essere assunti ex novo in Abc, perdendo  l’anzianità professionale e  considerato il cambio di contratto, da edile e gas-acqua, la mancanza di un’adeguata armonizzazione dei due contratti, rischiano di essere quasi tutti demansionati, dequalificati.  E non finisce qui.  I lavoratori, firmando il verbale di conciliazione, sarebbero costretti a  rinunciare anche a giudizi pendenti presso la magistratura del lavoro per essere stati utilizzati come “distaccati” per mesi presso Abc,  una sorta di interposizione di manodopera. Oltre alla rinuncia dei giudizi pendenti, i lavoratori si assumerebbero addirittura la responsabilità di pagare le spese e i compensi al proprio avvocato di fiducia. Dunque, ancora una volta gli atti transattivi rischiano di trasformarsi in strumenti vessatori nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici. Una enorme contraddizione per i vertici di un’azienda pubblica come Abc controllata dal Comune di Napoli che ha sempre propagandato il rispetto della trasparenza e professato “la partecipazione democratica”. Pura demagogia.  Un atto transattivo, a quanto pare,  già  concordato con i sindacati confederali e di categoria. Non si comprende cosa abbia prodotto la “concertazione” con l’azienda, gli “elementi” che hanno determinato il loro “ammorbidimento”  Un sindacato che ancora una volta non ha dato grande prova di rispetto della democrazia e di tutela dei lavoratori. Evidentemente sono troppo “distratti”, “concentrati” sull’assunzione di 400 disoccupati in Abc. Eppure, con una società posta in liquidazione andavano attivati altri strumenti di legge a garanzia dei lavoratori. La legge 223 del 1991, per esempio, prevede una procedura e un sistema di regole precisi e mirati a tutela dei lavoratori. Invece, sindacati e azienda hanno deciso di utilizzare il solito atto transattivo.  Doveroso chiarire che  lavoratori che firmeranno l’atto transattivo “non avranno più nulla a pretendere”, non potranno impugnare o attivare azioni legali a tutela dei loro diritti.

 

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