Il Paese latinoamericano ha bisogno che si tolga il criminale blocco economico e commerciale che genera speculazione e contrabbando
Caracas, febbraio 2019, i grandi media mondiali continuano a parlare di emergenza umanitaria in Venezuela. Diego, un argentino da due mesi in Venezuela, evidenzia quotidianamente la realtà del Paese sudamericano pubblicando video e foto. Qualche giorno fa, Diego ha girato un video in una panadería. Le panaderías sono una via di mezzo tra un bar-pasticceria e un piccolo alimentari, si mangia sia dolce che salato e si può fare anche la spesa. Dalle immagini chiunque può osservare come il luogo non abbia nulla da invidiare ad un analogo esercizio commerciale di qualsiasi altro paese del mondo, sia come igiene che come esposizione cibi e varietà. Il problema alimentare in Venezuela non è la mancanza di cibo, nessuno muore di fame, e lo dimostra il fatto che nessun reportage o servizio giornalistico viene fatto da dentro un supermercato o da dentro un ristorante, i media sono ben consapevoli che il cibo c’è. Il problema sono i prezzi gestiti in maniera criminale dai privati e dalle mafie. Il proprietario della panadería in questione, come di tutte le altre, ha origini europee, la stragrande maggioranza sono portoghesi. In conclusione il Venezuela non ha bisogno di qualche container di cibo scadente elargito come una elemosina davanti a decine di telecamere dei media oligarchici filoimperialisti. Il Venezuela ha bisogno che si tolga il criminale blocco economico-commerciale e finanziario che genera speculazione, contrabbando ed accaparramento di beni di prima necessità.