Continuano le azioni di sabotaggio contro la Repubblica Bolivariana, nuovi blackout elettrici
Juan Guaidó, il cosiddetto autoproclamato presidente del Venezuela, esponente della destra golpista contestato e cacciato dal quartiere popolare di Caracas el Valle. L’auto del golpista è stata presa a calci. Mentre la polizia del governo socialista venezuelano ha cercato di arginare la protesta, Guaidò è stato difeso dalla security privata. Il filmato del reporter Oswaldo Rivero si commenta da solo.
Intanto, i golpisti che appoggiano Guaidò hanno attuato altri sabotaggi provocando disagi al popolo venezuelano con l’obiettivo di alimentare un clima di tensionecontro il governo socialista guidato dal presidente Nicolas Maduro. La scorsa notte, un altro blackout elettrico ha nuovamente colpito la capitale Caracas, Maracaibo, Valencia, Maracay e San Cristobal. Nelle due precedenti occasioni, il legittimo presidente della Repubblica Nicolas Maduro ha parlato di sabotaggio, additando la responsabilità all’opposizione venezuelana, al suo leader Juan Guaidò e agli Stati Uniti. Il nuovo blackout ha lasciato senza connessione internet il 90% del Paese, secondo NetBlocks, un’organizzazione non governativa dedicata allo studio della sicurezza online. “La maggior parte degli stati del Venezuela sono quasi totalmente offline, con una connettività mobile limitata”, ha riferito l’ong sul suo account Twitter. In totale, 21 delle 23 regioni del Venezuela hanno subito interruzione del servizio elettrico. Fonti citate dalla stampa locale hanno riferito che le regioni senza elettricità sono quelli di Tachira, Trujillo, Carabobo, Aragua, Anzoategui, Vargas, Zulia, Miranda, Distretto capitale, Barinas, Sucre, Portuguesa, Apure, Cojedes, Falcón, Guárico, Lara, Mérida, Monagas, Nueva Esparta e Yaracuy. Alcuni minuti dopo il blackout, il golpista Guaidò ha tentato di organizzare manifestazioni nel Paese per alimentare disordini. Manifestazioni fallite miseramente. (guarda il video). Le azioni criminose continuano. I golpisti venezuelani stanno organizzando gruppi paramilitari in Colombia per promuovere azioni di terrorismo nel Paese.
Ciro Crescentini