Terrorismo di Stato: Israele bombarda ambulanze davanti ad un ospedale, morti e feriti.

Il governo sionista di Tel Aviv continua continua a commettere crimini e atti nel silenzio della Comunità Internazionale.

Un drone israeliano ha colpito l’ingresso dell’ospedale Al Shifa di Gaza City, causando decine di morti e feriti. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese “Quds News Network”. Il drone ha colpito un convoglio di ambulanze che si trovava nelle vicinanze, tra cui un veicolo della Mezzaluna rossa palestinese, secondo quanto riferito sul profilo X dell’organizzazione.

Ieri, il governo sionista ha bombardato con il fosforo bianco-illegale secondo il diritto internazionale-una scuola dell’Unrwa.

Oggi, ha colpito ben tre ospedali: Al Shifa, Al Quds e Al Indonisi e anche un convoglio di feriti che si dirigeva al valico di Rafah.

Continua a massacrare civili, soprattutto bambini in nome di una democrazia che paventa di rappresentare e difendere intimidendo anche i suoi cittadini dissidenti minacciandoli di mandarli in autobus a Gaza se si ribellano.

 I bombardamenti, le strutture sanitarie danneggiate o non funzionanti, i livelli massicci di sfollamento, il crollo delle forniture di acqua ed elettricità, e la limitazione dell’accesso a cibo e medicinali stanno mettendo a dura prova i servizi sanitari per madri, neonati e bambini.

Si stima che a Gaza ci siano 50 mila donne incinte, con più di 180 parti al giorno. Il 15 per cento di loro rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e di aver bisogno di ulteriori cure mediche.

Queste donne non possono accedere ai servizi ostetrici di emergenza di cui hanno bisogno per partorire in sicurezza e prendersi cura dei loro neonati, si legge nella nota.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), si è definito “completamente scioccato” dalle notizie di attacchi a un convoglio di ambulanze nei pressi dell’ospedale Al Shifa di Gaza City. Lo ha dichiarato lo stesso Ghebreyesus su X (ex Twitter), ribadendo:
Pazienti, operatori sanitari, strutture e ambulanze devono essere protetti in ogni momento. Sempre”.

Infine, il direttore dell’Oms ha esortato a un cessate il fuoco immediato.

Con 14 ospedali e 45 centri di assistenza sanitaria primaria chiusi, alcune donne sono costrette a partorire nei rifugi, nelle loro case, nelle strade in mezzo alle macerie o in strutture sanitarie sovraccariche, dove le condizioni igieniche stanno peggiorando e il rischio di infezioni e complicazioni mediche è in aumento. Anche le strutture sanitarie sono sotto tiro: il primo novembre è stato bombardato l’ospedale Al Hilo, cruciale per le donne incinte e i neonati.

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