Terme di Agnano, le lavoratrici presentano esposto in Procura

Le dipendenti hanno rifiutato di sottoscrivere un verbale di conciliazione-capestro che sanciva la riduzione del 50 per cento degli stipendi

La vertenza delle Terme di Agnano, azienda di proprietà del comune di Napoli,  finisce sul tavolo della Procura della Repubblica di Napoli. Le due dipendenti  “dichiarate in esubero” dall’amministratore Massimo Grillo si sono recate in un commissariato di Polizia e in una caserma dei carabinieri e hanno sporto formale denuncia. “I vertici delle Terme di Agnano, azienda di proprietà del Comune di Napoli volevano imporci il demansionamento e la  riduzione del 50 per cento pena il licenziamento.  Atti  discriminatori e ingiusti”. Una situazione che ha provocato effetti devastanti per la salute delle due lavoratrici, entrambe costrette a ricorrere alle cure di una struttura pubblica specializzata in psicopatologia del lavoro. E non finisce qui. Le due dipendenti di Terme di Agnano hanno dovuto respingere un atto transattivo proposto dall’azienda, avallato dall’amministrazione comunale di Napoli. Un atto transattivo capestro presentato dall’amministratore  Grillo nel corso di una riunione della commissione provinciale di conciliazione che si è tenuta presso l’ispettorato del lavoro. Firmando il documento, le lavoratrici avrebbero rinunciato ai loro diritti e metà del loro salario mensile. Significativa la dichiarazione di Daniela Lampognara, dipendente delle Terme, inserita in verbale: “Non accetto la proposta, ritengo che sono stati messi in atto comportamenti vessatori e discriminanti che violano i diritti dei lavoratori.

Dunque, sarebbero imminenti le lettere di licenziamento. Decisione aziendale gravissima. Lettere di licenziamento avallate dal silenzio-assenso del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Un sindaco che si è sempre vantato per non avere mai autorizzato esuberi nelle aziende partecipate. Ancora una volta il governo cittadino di Palazzo San Giacomo ha legittimato scelte politiche e aziendali degli amministratori delle aziende partecipate che mettono in discussione le leggi e i diritti dei lavoratori proponendo atti transattivi e verbali di conciliazione che offendono la dignità dei lavoratori.  A quanto pare, l’ente di piazza Municipio e le sue aziende non hanno tratto nessuna lezione dalle recenti sentenze del Tribunale del Lavoro in favore dei lavoratori di Napoli Servizi e Napoli Sociale che hanno denunciato l’imposizione di verbali di conciliazione sotto il ricatto dei licenziamenti. Tacciono gli assessori competenti. Tacciono gli esponenti della cosiddetta sinistra paladina dei diritti e della giustizia sociale. Tacciono i sindacati Cgil, Cisl e Uil di categoria,  sempre più consociativi e lontani anni luce dai problemi reali delle persone. Significativo il commento di Giuliana Quattromini, avvocato giuslavorista : “I verbali di conciliazione continuano ad essere utilizzati come plotoni di esecuzione contro i lavoratori e le lavoratrici. E’ gravissima la legittimazione politica  dell’amministrazione comunale, inaudito, irresponsabile il ruolo passivo assunto dalla commissione di conciliazione e dall’ispettorato del lavoro che dovrebbero svolgere un ruolo di controllo e di vigilanza”.

Ciro Crescentini

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