Statuto dei lavoratori, avvocato Quattromini: “Un baluardo contro l’arroganza padronale”

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Non si contano  i convegni per ricordare che cosa resta dello Statuto dei Lavoratori. Di quella Carta Magna  che ha costituito  l’ancora di salvezza di tanti lavoratori  che venivano sopraffatti dell’arroganza padronale, effettivamente, restano macerie. Quella stessa arroganza ha ripreso vitalità  grazie ad alcuni personaggi che hanno contribuito alla demolizione dello Statuto (e che magari oggi nelle passerelle dei convegni lo ricordano come un “baluardo”).

C’è un’infinita ipocrisia  in  molti professori di diritto del lavoro (Ichino, Treu ed altri), e poi c’è stato il colpo di scure di Renzi nel 2015. Si è via via sgretolato un mondo di diritti che si erano conquistati con le lotte ed i sacrifici di milioni di lavoratori. Fino ad arrivare alla eliminazione di uno dei diritti cardine del mondo del lavoro che è la reintegrazione prevista dall’articolo 18 che sopravvive solo in alcune fattispecie e che riduce  a merce il diritto di un lavoratore illegittimamente licenziato dall’azienda.

Il sindacato, in questi anni, ha assistito passivamente alla demolizione dello Statuto, non ha agito come ci si sarebbe aspettato. Intanto, la tutela reintegratoria costituisce il vero punto di snodo. Quale lavoratore, infatti, potrebbe pensare di far valere in giudizio il suo diritto ad una corretta qualifica professionale, ad uno straordinario non pagato, reagire a delle vessazioni se teme di essere poi licenziato per ritorsione e magari non reintegrato?

L’illusione della flessibilità del lavoro che si è identificata con la precarietà ha poi chiuso il cerchio.

Ma noi non resteremo a guardare. Le eccezioni di incostituzionalità delle norme del Jobs act con riferimento ai licenziamenti collettivi continueranno la loro strada per demolire una legge, quella renziana, che trasuda arroganza  e violenza in ogni norma. Ma noi ci aspettiamo sempre che ci sia un giudice a Berlino.

Giuliana Quattromini

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