Statue coperte, figuraccia e scaricabarile all’italiana tra governo e sovrintendenza

Franceschini: “Scelta incomprensibile, né io né Renzi sapevamo della censura durante la visita di Rouhani”. La sovrintendenza: “Non abbiamo deciso noi, Palazzo Chigi ha organizzato il tour ai Musei Capitolini”

ROMA – E alla fine siamo sempre italiani. La scelta di coprire le statue nude dei Musei Capitolini, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani, fa scoppiare un polverone. Il governo subito si smarca, nell’esercizio dell’antica arte dello scaricabarile. Ma la sovrintendenza rimanda la palla nel campo di Palazzo Chigi. “Non era informato né il presidente del Consiglio, né il sottoscritto di quella scelta di coprire le statue – afferma il ministro Franceschini – Penso che ci sarebbero stati facilmente altri modi per non andare contro la sensibilità di un ospite straniero così importante, senza quest’incomprensibile scelta di coprire le statue”. E la sovrintendenza capitolina replica: “Dovete chiedere alla Presidenza del Consiglio. La misura non è stata decisa da noi, è stata un’organizzazione di Palazzo Chigi non nostra”. E Rouhani? In conferenza stampa spiegao che “non ci sono stati contatti preventivi a questo proposito. Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali – aggiunge – perché cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti. E li ringrazio per questo”. Il Corriere della Sera però sostiene che, prima della visita, ci sarebbe stato un sopralluogo dello staff del presidente iraniano ai Musei Capitolini, in seguito al quale sarebbe stata presa la decisione di censurare le nudità delle sculture. Immancabile arriva l’affondo del Codacons, che chiede di mandare via il responsabile dell’iniziativa “per i gravi danni all’onore e all’immagine di Roma e dell’intera Italia, e per la figuraccia cagionata al Paese a livello mondiale”. Intanto, per venire a capo della grottesca vicenda, il segretario generale di Palazzo Chigi, Paolo Aquilanti, ha avviato un’indagine interna per accertare le responsabilità. Il Paese attende col fiato sospeso.

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