Sergio Vaccaro(M5s): “La sanità in Campania è un disastro, un pezzo del sistema affaristico”

Le scelte  assunte dalla giunta regionale campana guidata dal governatore Vincenzo De Luca, la sanità, il Mezzogiorn, l’Unione Europea. Argomenti al centro del dibattito politico. Argomenti oggetto di una interessante intervista concessa a Il Desk.it dal senatore Sergio Vaccaro del Movimento 5 Stelle

 

Senatore Vaccaro, con 60 parlamentari, ha firmato una lettera diretta a Conte per chiedergli di togliere la Sanità a De Luca. Perchè? Il governatore ha in fin dei conti risanato il bilancio.

De Luca in tutti questi anni si è limitato a mettere le carte apposto. Che è altra cosa dal garantire il diritto alla sacrosanta assistenza. E in questa sua operazione di risanare il bilancio ha smantellato ospedali, chiuso reparti, depotenziato strutture storiche come gli ospedali del centro storico del capoluogo. Un settore lasciato senza alcun controllo e gestito da manager nominati per quota politica e non certo per competenza e professionalità. Un’incapacità gestionale che ha spalancato le porte alla camorra, consentendo ai clan di mettere le mani sulla salute dei nostri cittadini. L’ultima inchiesta della Dda di Napoli sul San Giovanni Bosco di Napoli, al di là delle eventuali responsabilità che accerterà la magistratura, conferma ciò che molti operatori sanitari sapevano da tempo. La camorra ha il controllo su appalti, forniture, gestione delle liste d’attesa, addirittura sulle assunzioni. Tutto questo in una regione che ha il primato per mortalità materna, indici di deprivazione, obesità infantile ed è ultima per aspettativa di vita. Un sistema opaco e inefficiente, teso a rafforzare un potere nepotistico-clientelare. Quello stesso sistema che impone al Pd la candidatura del figliol prodigo Piero De Luca e piazza i fedelissimi amici salernitani in tutti i gangli del potere locale. A partire da Franco Alfieri, il re delle fritture di pesce, celebrato da un carosello di ambulanze. Il degrado affaristico è il brodo di coltura delle penetrazioni camorriste che questo sistema di potere agevola, sulla pelle e sulla salute dei cittadini della Campania.

Avete proposto una soluzione come quella del Decreto Calabria. Di che si tratta?

Già nei mesi scorsi abbiamo fatto approvare una norma che ripristina l’incompatibilità tra il ruolo di governatore e quello di commissario ad acta per il piano di rientro nella Sanità. Questo perché una Regione deve vigilare sulla Sanità da una posizione di terzietà, non di commistione. Inoltre, il controllo della politica sulla Sanità deve finire. Basta nominare i dirigenti sanitari perché hanno la tessera di partito in tasca. I dirigenti sanitari dovranno essere reclutati da shortlist nelle quelli accedi in forza del tuo cv. Oggi chiediamo al presidente Conte di non consentire l’uscita della Sanità campana dal commissariamento e misure emergenziali sul modello della Calabria, a partire dalla nomina di un supercommissario. Lo abbiamo chiesto con una lettera al premier firmata da tutti i parlamentari campani e dai consiglieri regionali.

Tuonate per la Sanità, eppure state per votare una Autonomia che rischia di spaccare in due il Paese.

Fino a quando ci sarà il Movimento 55 Stelle in parlamento e al governo del Paese, il Mezzogiorno d’Italia sarà sempre tutelato. Il processo di Autonomia regionale andrà avanti solo se nella cornice dei principi di perequazione della Costituzione, senza spaccare il Paese e dando al Sud quello che merita. Ricordiamoci che questo governo ha stabilito che i fondi ordinari vadano alle Regioni in misura della popolazione residente, visto che ad oggi, grazie a Pd e FI, non era così.

Come finirà il braccio di ferro con la UE?

Siamo ottimisti. I dati stanno dimostrando che la nostra ricetta economica funziona e, dunque, la Commissione dovrà convincersi che si può fare deficit, se l’economia gira. Quota 100 e Reddito di cittadinanza porteranno un aumento dello 0.2% del Pil, la disoccupazione cala al 9,9%, l’occupazione è al massimo storico dal 1977; con il salario minimo ci sarà anche un aumento salariale che avvantaggerà i lavoratori più fragili, che così riprenderanno a spendere per gonfiare i consumi. L’austerità ha fallito. Ora i numeri lo provano.

                                                                                                                           CiCre

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