Sanità, Campania ancora sotto accusa

Due ricerche assegnano alla regione la maglia nera per performance dei servizi sanitari e rendicontazione dei tempi delle liste d’attesa

Ancora nel mirino la sanità del governatore-commissario Vincenzo De Luca. La Campania è sotto accusa per performance dei servizi sanitari e rendicontazione dei tempi delle liste d’attesa. Le criticità emergono da due ricerche. Il primo capitolo riguarda i livelli di tutela della salute, esaminati nell’annuale progetto “La misura della Performance dei Ssr”, condotto dal C.r.e.a. Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Le dimensioni prese in considerazione sono Sociale (equità), Esiti, Appropriatezza, Innovazione ed Economico-Finanziaria. Lo studio situa la Campania nell’area critica, sotto la soglia del 26% del livello di soddisfazione. Perdipiù, la regione risulta terzultima tra quelle nella fascia peggiore, dopo Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, ed appena prima di Calabria e Sardegna. Una sorta di retrocessione, perché un anno fa occupava la fascia mediana dell’indagine, compresa nel range 41-49% del livello di performance. Nel 2018, invece, l’area dell’eccellenza (livello performance oltre il 38%) vede svettare le province autonome di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto. L’area intermedia (livello nel range 29-37%) include, nell’ordine, Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio, Abruzzo.  Ma un’altra maglia nera alla Campania arriva dall’analisi sulle informazioni per le liste d’attesa, realizzata dall’Osservatorio della Fondazione Gimbe. I dati vanno resi disponibili, come prevede il “decreto trasparenza” del 2013, con l’obiettivo di favorire il controllo diffuso sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. E l’obbligo sulla rendicontazione è scattato recependo il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’attesa, approvato dall’accordo Stato-Regioni di 8 anni fa. Ma Campania, Molise e Toscana sono le tre regioni che, sui siti istituzionali, non pubblicano alcun report. Calabria, Lombardia e Umbria, invece, rimandano ai siti web delle aziende sanitarie. Le più virtuose sono Basilicata, Emilia-Romagna e Lazio.

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