Rifiuti, governo impugna altra legge campana: “Lesi standard di tutela ambientale”

Il consiglio dei ministri delibera il ricorso alla Consulta per il testo sugli impianti, approvato lo scorso 8 agosto: nel mirino anche l’inquadramento del personale. Appena la settimana scorsa deciso il ricorso contro un’altra norma della Regione, relativa ai siti di stoccaggio

Un’altra legge della Campania impugnata dal governo, l’ennesima. E ad appena una settimana di distanza, un’altra normativa relativa ai siti di rifiuti. Ieri il consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani, delibera il ricorso alla Consulta per la legge della Regione Campania n. 29 dello scorso 8 agosto. Il testo reca modifiche alla legge regionale 26 maggio 2016, n. 14 (Norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti). La decisione di Palazzo Chigi “in quanto – spiega la nota – alcune norme riguardanti la localizzazione e i controlli relativi agli impianti di gestione dei rifiuti ledono gli standard di tutela ambientale posti dallo Stato nell’esercizio della competenza ad esso riservata dall’art. 117, secondo comma, lett. s), della Costituzione”. La contestazione riguarda uno sconfinamento della Regione nelle competenze dello Stato, ma anche delle province. Sono due i punti rilevati dall’esecutivo: l’individuazione dei siti e i controlli al loro interno. Il secondo aspetto richiama un nodo sfociato nell’ultima estate dei roghi negli impianti di rifiuti.

 

Quanto alla localizzazione degli impianti, la Regione avrebbe legiferato su una materia riservata alle province, “nelle more della definizione e/o aggiornamento – recita la legge impugnata – dei criteri per l’individuazione” da parte di questi enti. Ma non è ancora tutto. “Un’altra norma – aggiunge la nota – riguardante l’inquadramento del personale si pone in contrasto con i principi di accesso al pubblico impiego di cui all’art. 97 della Costituzione e di buon andamento ed imparzialità della Pubblica Amministrazione”. In questo caso, si disciplina la tutela occupazionale nelle società di gestione, aggiungendo al precedente testo la categoria dei dipendenti dei consorzi di bacino.

 

Dunque, l’esecutivo M5s-Lega sembra accerchiare Palazzo Santa Lucia. Una pressione che parte proprio dai rifiuti, storico nervo scoperto della Regione. La settimana scorsa, il consiglio dei ministri aveva dato l’ok al ricorso contro la legge regionale di semplificazione, approvata il 2 agosto. Davanti alla Corte Costituzionale si sosterrà l’illegittimità dell’articolo 6: si parla degli accordi di programma per la realizzazione di opere pubbliche di interesse strategico. Tra i cantieri da aprire, ci sono sempre i siti dei rifiuti, soprattutto le aree di stoccaggio. Il provvedimento impugnato definisce i progetti strategici come quelli “volti a superare procedure di infrazione e/o procedure esecutive di condanne da parte della Corte di giustizia dell’Unione Europea per violazione della normativa europea” E per il governo, tra le altre cose, la legge regionale viola la competenza esclusiva dello Stato in materia di giustizia.

girobe

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