Renzi-Napolitano, attenti a quei due: tandem per affossare il referendum

Il premier dopo l’appello all’astensione del presidente emerito: “Magistrale intervento, la consultazione è una bufala”

Si sono messi tutti e due a trivellare sugli indecisi, come ai bei tempi dell’asse Quirinale-Palazzo Chigi. Renzi elogia l’affondo del presidente emerito: sul referendum del 17 aprile “ogni scelta è legittima. Come ha magistralmente spiegato Giorgio Napolitano in una intervista a Repubblica, se un referendum prevede il quorum la posizione di chi si astiene è  – sostiene il premier – costituzionalmente legittima al pari delle altre. Nel caso di un referendum con quorum sostenere le ragioni di chi non vuole andare a votare ha la stessa identica dignità di chi dice sì o no”. Dalla enews Renzi plaude a Napolitano, arruolato nel fronte astensionista (e governativo), casomai ci fossero ancora dubbi.

“Ripeto fino alla noia, scusandomi  – scrive Renzi – con chi ha già sentito queste considerazioni, sulla bufala trivelle. Non c’è nessun referendum sulle trivelle. Non c’è una sola trivella in discussione: solo la scelta se continuare a estrarre carbone e gas fino all’esaurimento del giacimento senza sprecare ciò che già stiamo utilizzando oppure fermarsi a metà alla scadenza della concessione”. Insomma, la linea del governo è minimalista: qualunque sia il risultato non cambia nulla. Tanto vale non andare proprio a votare. E tanto zelo fa sorgere il sospetto che in caso di vittoria del Sì, cambierebbe molto per Palazzo Chigi: la partita è politica, se non si fosse capito.  “Dicono che si voti sulle rinnovabili – dice Renzi – su un nuovo modello di sviluppo, sull’alternativa alle energie fossili. In realtà si chiudono impianti che funzionano, facendo perdere undicimila posti di lavoro e aumentando l’importazione di gas dai paesi arabi o dalla Russia”. Dove prenda queste cifre non lo dice. Ma tutto fa brodo.

 

“Sulle energie rinnovabili  – assicura il leader del Pd – l’Italia va forte, meglio di Uk, Francia e Germania. Ma le rinnovabili da sole non bastano, per il momento. Se chiudiamo le nostre piattaforme dovremo comprare più gas e petrolio dagli arabi o dai russi, sprecando le risorse già esistenti. A me sembra più saggio finire di estrarre ciò che già c’è, senza licenziare i lavoratori del settore e senza sprecare l’energia che abbiamo”. Per poi ricominciare a trivellare altrove, scommettiamo?

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