Referendum, respinti i ricorsi di Onida

L’ex presidente della Consulta sosteneva l’illegittimità dei quesiti perché non “spacchettati”

Nel mirino dei ricorrenti c’era la legge istitutiva del referendum che a loro giudizio violerebbe la Costituzione perché non prevede lo spacchettamento del quesito in presenza di tematiche non omogenee tra loro, come nel caso di quello sulla riforma costituzionale oggetto della consultazione popolare del 4 dicembre prossimo. Il giudice civile di Milano, Loretta Dorigo, ha respinto i due ricorsi presentati dall’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida e da un pool di legali sull’eccezione

I MOTIVI DEI RICORSI –  La motivazione centrale dell’azione riguardava il fatto che in un unico quesito vengono sottoposti all’elettore una pluralità di oggetti eterogenei. Nei ricorsi si chiedeva il rinvio della questione alla Corte Costituzionale. Secondo il ricorso la legge sottoposta a referendum “ha oggetto e contenuti assai eterogenei, tra di loro non connessi o comunque collegati solo in via generica o indiretta, e che riflettono scelte altrettanto distinte, neppure tra loro sempre coerenti”. Ma “la sottoposizione al corpo elettorale dell’intero variegato complesso di modifiche mediante un unico quesito”, “viola in modo grave ed evidente la libertà del voto del singolo elettore”, “arrecando radicale pregiudizio allo stesso principio democratico proprio in occasione dell’esercizio diretto della sovranità popolare al suo livello più alto: cioè nella ridefinizione delle regole del patto costituzionale”.

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