Referendum propositivo, primo sì. Storico voto contro dei radicali di Bonino

Alla Camera passa in prima lettura il testo di riforma costituzionale della maggioranza, che introduce la possibilità di consultazioni non più solo abrogative. Ma +Europa dice no: “Non siamo la California o la Svizzera, l’Italia ha una forma di governo parlamentare”

Referendum propositivo, primo via libera alla proposta di legge costituzionale della maggioranza. In prima lettura, la Camera approva con 272 voti favorevoli, 141 contrari e 17 astenuti. Il testo passa ora al Senato, quindi servirà un secondo passaggio sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. “Quando la riforma sarà conclusa – afferma il vicepremier Luigi Di Maio-, gli italiani potranno proporre leggi e il Parlamento sarà obbligato a discuterle entro un anno e mezzo, poi si attiverà il referendum. Faremo in modo che la voce dei cittadini possa indicare alla politica la strada da seguire. È una riforma costituzionale che dà più potere alle persone”. Anche per questo “vogliamo ridurre drasticamente – aggiunge – il numero dei parlamentari: meno poltrone, più democrazia diretta. Un sogno del MoVimento 5 Stelle che piano, piano diventa realtà. Non più pochi a decidere per tanti, ma scegliere insieme”. Sulla riforma degli articoli 71 e 75 della Costituzione, però, si registra uno storico strappo da + Europa, la componente dei radicali che fa capo a Emma Bonino. Proprio loro, da sempre referendari, ora tirano il frenano e votano contro. “All’inizio dell’esame di questa riforma – spiega il deputato Riccardo Magi – ci siamo trovati di fronte a un rischio e a un’opportunità. All’inizio il baricentro era spostato sul rischio, o meglio la certezza di squassare con tale riforma il nostro sistema costituzionale. Con le modifiche apportate abbiamo provato a spostare questo baricentro, che tuttavia resta ancora pericolosamente sbilanciato. Non siamo la California o la Svizzera, l’Italia ha una forma di governo parlamentare e alcuni difetti di questa riforma, come la possibilità di utilizzare questo strumento per le leggi di spesa, comportano dei rischi sproporzionati rispetto ai potenziali vantaggi. Spero che ci sarà al Senato la possibilità di aprire un’interlocuzione sui limiti di materia e sui contenuti della legge attuativa”. Tra le modifiche apportate al testo originario, su richiesta delle opposizioni, l’introduzione del quorum approvativo (il 25% dei sì purché prevalenti sui no e purché abbia partecipato più di un quarto degli aventi diritto); l’eliminazione del “doppio referendum”, ossia una sorta di ballottaggio tra la legge popolare e quella approvata dal Parlamento.

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