Reddito di cittadinanza: in fila l’Italia povera, dignitosa e silenziosa

Un giorno importante per lo strumento di politica attiva per il lavoro

Niente resse o assalti nei Caf e negli uffici postali per chiedere il  reddito di cittadinanza per vivere, un lavoro e una formazione dignitosi. In fila, composti e silenziosi, in attesa del loro turno, c’erano disoccupati, licenziati, ex cassintegrati, persone  che non possono pagare il fitto o il mutuo di casa, non usano l’auto perché  l’assicurazione è troppo cara, da anni non possono permettersi una vacanza o una cena al ristorante; c’erano gli studenti universitari, figli di famiglie operaie e precarie che non possono pagarsi un master, i libri, un buon corso di alta formazione e di aggiornamento.  In fila c’erano le mamme e i papà separati senza lavoro che frequentano le mense della Caritas. In fila c’erano i neo proletari, i diseredati snobbati da anni dai sindacati.  Chi erano gli assenti? In fila non c’erano i disoccupati formalmente iscritti ai Centri per l’Impiego, ufficialmente “nullafacenti”m  che  cambiano il Suv e l’ auto di grossa cilindrata ogni anno. Non c’erano i  proprietari di secondo e terze case al mare o in montagna  protagonisti di aziende che nascono e falliscono nell’arco di sei mesi. Non c’erano i  possessori di ricchi depositi bancari “innaffiati” dalle miriadi di “attività illegali di ogni tipo”a livello nazionale e internazionale. Non c’erano i soggetti parte integrante di  doppia  economia che produce un doppio Pil, un Prodotto Interno Lordo e una doppia ricchezza. Un Pil e una ricchezza ai livelli di Germania e Austria. Una doppia economia tollerata dai governi passati. Una doppia economia di ricchi evasori che hanno goduto di complicità e lassismi istituzionali. Una doppia economia  che garantisce consensi al sistema dominante, controllo e contenimento dei conflitti sociali. Gli attori della doppia economia  si sono tenuti a debita distanza dai Caf e dagli uffici postali, ignorato il reddito per evitare i controlli incrociati, impedire, soprattutto,  la verifica dei sostanziosi“depositi e dei risparmi”. La paura di subire i controlli e di far venire alla luce situazioni economiche non dichiarate al fisco. E probabilmente emergerà il numero reale dei veri poveri e dei veri disoccupati di questo Paese.  In coda c’era l’Italia povera, onesta, silenziosa e dignitosa. Un’Italia che i partiti che si definiscono di sinistra non hanno mai tutelato e difeso.  Un’Italia disprezzata, banalizzata, dai nuovi ricchi e dai gazzettieri radical chic. Un’Italia che merita rispetto.

                                                                                                                               Ciro Crescentini

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